Dario Fo (1926-2016)
Molte luci, qualche ombra

Il grande intellettuale, artista, drammaturgo, regista, autore. Lo straordinario istrione che ha segnato una pagina fondamentale della cultura italiana, arrivando nel 1997 a conquistare il Premio Nobel per la Letteratura. Ma anche un uomo la cui vicenda personale e il cui impegno ideologico hanno fatto emergere, anche in tempi recenti, non poche ombre.
Muore Dario Fo, e l’Italia è in lutto. Manifestazioni di cordoglio a tutti i livelli: dai palazzi istituzionali al teatro, dalle elite del pensiero alla gente comune. Sui social network e sui siti di informazione rimbalzano le sue interpretazioni più celebri, le molte risate intelligenti che seppe suscitare spesso in coppia con Franca Rame.
Ma le ombre non si diradano.
Il passato da repubblichino, condiviso con molti esponenti del mondo della cultura, del giornalismo e della politica che hanno fatto in seguito una scelta differente, è una macchia lontana. Le sue posizioni di odio verso Israele e gli ebrei, affermate anche in una recente intervista sul quotidiano La Repubblica, sono invece un fatto decisamente attuale. “Non puoi diventare il beatificatore degli ebrei e non fare cenno alle loro brutalità contro chi segue altre religioni, come accade oggi” ebbe a dire Fo, nel febbraio scorso, riferendosi alla recente trasposizione televisiva dei Dieci Comandamenti da parte di Benigni.
Concetti che non ha mai rinnegato, parole di scuse che non sono mai giunte. Eppure, anche in quest’ultima stagione della sua intensa vita, Fo non ha mai smesso di intervenire, indignarsi, militare. Anche al servizio del Movimento Cinque Stelle, di cui negli ultimi anni è stato un po’ guru, un po’ megafono.
In questo caso, invece di appassionati comizi, sarebbero bastati dieci secondi di impegno, una breve nota, una precisazione. Un vero peccato che niente di tutto ciò sia arrivato.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(13 ottobre 2016)