giovani – “Informatevi, raccontate”
Il patto è stato siglato. “Cari giovani, adesso è il vostro turno. Informatevi, studiate, raccontate. Fate in modo che questa terribile pagina non sia più condannata all’oblio”. Gadiel Taché è a sua volta un giovane uomo, 38 anni. Ma le ferite che porta, nel fisico e nella mente, l’hanno fatto diventare grande in fretta. Molto prima di tanti coetanei. E a 34 anni dall’attentato alla sinagoga di Roma in cui perse la vita suo fratello Stefano e in seguito al quale lui stesso (quattro anni allora) fu sospeso tra la vita e la morte per molti giorni, ha voluto testimoniare con chiare parole il suo messaggio.
La cornice, un importante evento organizzato proprio dai ragazzi della Comunità ebraica romana. Una commemorazione, nell’esatto anniversario dell’attacco perpetrato dai terroristi palestinesi all’uscita del Tempio, che ha richiamato centinaia di persone nei locali della sinagoga Beth Michael.
Organizzato dal Benè Berith Giovani insieme al Delet – Assessorato ai giovani della Comunità ebraica, l’evento è stato caratterizzato da un intenso dialogo tra Gadiel, il giornalista Pierluigi Battista e il folto pubblico. Tra cui, appunto, molti ragazzi. Che si sono interrogati, hanno fatto domande, hanno raccolto dai diretti protagonisti il testimone di quelle ore terribili e l’impegno del loro racconto.
Un impegno lodato anche nelle parole di saluto rivolte ai presenti dalla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e dalla presidente della Comunità romana Ruth Dureghello.
“C’è chi mi chiede perché io, dopo tanto orrore, non me ne sia andato dall’Italia. Non abbia lasciato questo paese, non abbia ricominciato una vita altrove. Ma io sono italiano, ne sono orgoglioso. Voglio restare qua. Ma non dimentico quello che è successo e non dimentico che siamo stati traditi” ha affermato Gadiel, che dal 2011, dopo un’intervista al Corriere con Battista, ha iniziato a portare la sua testimonianza ai più giovani. Nelle scuole e non solo.
Perché il ricordo di quelle ore è vivo, anche se confuso. Perché le sue parole possano lasciare un segno profondo. “Per questo – ha sottolineato – è ancora più significativo che questa serata sia organizzata dai nostri ragazzi. Un bel segnale”.
Adam Smulevich
(14 ottobre 2016)