ballando…

In pochi si rendono conto, nel veloce passaggio delle letture bibliche per Shemini Atzeret- Simchat Torah, che in quel giorno di festa e gioia rileggiamo e rinnoviamo il racconto della morte di Moshè Rabbenu.
È il ricercatore e studioso Avraham Yairi che ci fa notare nel suo testo “Toledot Chag Simchà Torah” che: “L’uso della Francia del Nord e della Germania ancora è sopraffatto dalla gioia e dalla malinconia (tristezza) e lo stesso vale per il minhag di Aram (Aleppo in Siria) Yemen, Cochin… per i minhaghim di Provenza, Nord Africa, Italia dove invece la tristezza ha la meglio sulla gioia e molti componimenti poetici, pyutim, che vengono detti dopo la lettura della Torah sono pyutim sulla dipartita di Moshe che in parte sono chiamati con il nome di kinot ( componimenti in stile di lamentazioni) e sono anche recitati da dei lamentatori e così si capovolge la gioia della fine della lettura della Torah in lutto per la morte di Moshe.”
Eppure nella realtà dei fatti noi non portiamo lutto per il nostro maestro ed anzi, nel giorno del doloroso racconto della sua morte, gioiamo ballando e cantando con la Torà che lui ci ha trasmesso per primo.
Il “Manitou”, il grande rabbino sefardita contemporaneo Leòn Ashkenazi zzl, così commenta un passo dell’ultima parashà della Torah:“E nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba”. Non è assurdo dire che l’intenzione profonda di questo versetto è di presentare che per Israele Moshe non è mai morto, egli vive ed esiste nei loro cuori e nelle loro anime. Ogni volta che un ebreo prende un chumash in mano e legge un qualsiasi verso, egli legge: “ E disse l’Eterno a Moshe per dire…”. Possiamo senz’altro dire: “Moshe rabbenu non è morto, egli vive ed esiste nella testa e nell’anima di ogni ebreo”. Per questo “nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba” poiché Moshe rabbenu vive ed esiste attraverso i cinque libri della Torah, nel profondo del cuore e dell’anima di tutto Israele. E questa è anche la spiegazione della Torah che si conclude con le parole: “E per la mano potente e la grande potenza con cui Mosè aveva operato davanti agli occhi di tutto Israele”. La potenza dell’eternità risiede nei propri insegnamenti, in quel Rotolo che è il fondamento del nostro esistere e che a Simchat Torah diventa la sposa del nostro ballare identitario. Perché noi siamo il popolo che da più di tremila anni balla il senso della santità di questo mondo.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(21 ottobre 2016)