…salvaguardare

Lo andiamo ripetendo da anni in tanti: il bene culturale, il retaggio materiale del passato umano, è un elemento imprescindibile per la civiltà in generale e per la conoscenza dei fondamenti delle singole e diverse identità. Chi nel recente passato ha voluto suscitare parole divisive, contrapponendo alle politiche di salvaguardia la necessità di investire sui vivi e sul futuro, di fronte alle polemiche suscitate dalle mozioni dell’Unesco su Gerusalemme si dovrebbe interrogare sul senso di quello che sta accadendo. L’investimento di risorse nelle politiche sociali e educative non solo non è in contrapposizione, ma per come la penso io è inevitabilmente legato a un lavoro attento di recupero, conservazione e gestione del patrimonio culturale che abbiamo ereditato dal passato. In questo senso assume un rilievo importante a livello nazionale l’evento che fra qualche giorno ricorderà – grazie al lavoro della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici Italiani – la tragedia dell’alluvione di Firenze e il duro lavoro di salvataggio dei libri ebraici antichi conservati da quella comunità. Una scuola senza la sua biblioteca e un archivio da studiare, una comunità religiosa che crede di poter fare a meno dei suoi antichi cimiteri (e di chi lì è sepolto), un gruppo che crede di poter guardare avanti dimenticandosi della sua storia (che non sempre contiene espressioni coerenti con quel che vorrebbe fosse il suo presente) è condannato a perdersi rapidamente. Oggi è la volta del Monte del Tempio, cui viene negato un rapporto storico e materiale diretto con il passato ebraico. Si tratta di un bene culturale primario e la sua difesa ha sorprendentemente suscitato l’attenzione da parte di gruppi che fino a ieri pensavano che la salvaguardia di qualche pietra non fosse poi proprio una priorità. Ma la violenza della strumentalizzazione politica a cui l’Unesco si è volenterosamente offerta non sta nell’ovvia e del tutto inopportuna (in quella sede) polemica politica fra palestinesi e israeliani. Lì si è negata una stratificazione storica che trasmette a noi tutti una grande lezione di civiltà e che ci dovrebbe aiutare anche a risolvere conflitti che – visti nella prospettiva del lungo periodo – denunciano tutta la loro inutilità.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(21 ottobre 2016)