Alluvione, i libri ebraici in mostra
“Un pezzo di storia che torna”
Tre anni di lavoro. Un grande sforzo, su un piano più squisitamente tecnico ma anche di consolidamento di una rete di sostenitori nel mondo delle istituzioni, delle fondazioni, della cultura. La missione è riuscita. La mostra “E le acque si calmarono” che la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ospita per tre mesi (l’inaugurazione domani alle 17.30, preceduta da una tavola rotonda alle 15.30) dedicandola ai libri ebraici alluvionati e al loro emozionante ritorno in città a 50 anni dall’esondazione dell’Arno è un risultato per cui Renzo Funaro, vicepresidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, non nasconde la soddisfazione. “Siamo riusciti a riportare nella nostra città un patrimonio fondamentale, che è testimonianza dell’attaccamento della comunità ebraica alla tradizione e alla storia di Firenze” sottolinea con orgoglio nel giorno della conferenza stampa. “Un momento importante, in cui una parte della nostra vita, della nostra cultura, della nostra storia torna disponibile” conferma il presidente della Comunità ebraica Dario Bedarida.
Il progetto nasce nel 2012, sulla scia di un intervento tenuto dall’Opera del Tempio Ebraico di Firenze nel Salone dei Cinquecento, sala nobile di Palazzo Vecchio, in occasione della settimana internazionale dei Beni Culturali e Ambientali Florens. Da lì l’ambizione di ritagliarsi un ruolo da protagonisti all’interno di una narrazione che è sì dolorosa ma anche piena di messaggi profondi. Come ricordano gli “angeli del fango”, gli eroi richiamati in città dal sindaco Bargellini che, giunti in riva all’Arno da tutto il mondo, salvarono Firenze e i suoi tesori.
In mostra nelle teche libri antichi, volumi, manufatti. Testimonianze preziose riportate a nuova vita. Insieme ad alcuni documenti che la Nazionale ha scelto di esporre attingendo dalla propria collezione ebraica, così da rappresentare nel suo insieme il contributo che la Comunità ha offerto nei secoli alla collettività.
Come viene ricordato anche nel catalogo pubblicato da Angelo Pontecorboli, il danno in Comunità fu considerevole. Novantadue rotoli della Torah danneggiati, medesima sorte toccò inoltre a gran parte dei 15mila volumi della biblioteca, degli arredi, degli oggetti di culto.
Tanti diedero una mano, accorrendo dai cinque continenti. Tra le storie di solidarietà, indimenticabile quella relativa al sopravvissuto romano Luciano Camerino.
La vista della sinagoga di via Farini devastata gli fu fatale. Colto da malore, morì poco dopo.
La mostra è dedicata a chi come lui venne in soccorso, a chi antepose questo a qualunque altro sforzo. “Giovani di tutto il mondo, lavorando fianco a fianco con i giovani della Comunità – ricorda Funaro – si organizzarono per il recupero. Anche in sinagoga, come altrove, trovò casa la speranza”.
Adam Smulevich
(25 ottobre 2016)