Periscopio – Una notte di ricordi

lucreziÈ stato presentato al pubblico, lo scorso mercoledì 4 ottobre, presso lo Spazio Guida di Napoli, su iniziativa dell’Associazione Italia-Israele di Napoli, della Federazione delle Associazioni Italia-Israele e di “Guida ai libri”, un volume di grande interesse, del giornalista e scrittore italo-israeliano Michael Sfaradi: “Am Groner Freibad n. 5” (titolo tratto da un indirizzo tedesco che compare nella storia, prefazione di Ugo Volli, edizioni P.S.).
Si tratta di un romanzo a sfondo storico, nel quale le vicende personali del protagonista – Ruben, un giovane ebreo romano che lascia Roma, agli inizi degli anni ’80, per Israele, e poi parte per la Germania, per amore di Christel, una ragazza tedesca già madre di un bambino di 3 anni, che “gli offre una famiglia già pronta, con la quale cercare uno scampolo di felicità” – si stagliano, ricostruite in un’unica notte di ricordi, sullo sfondo dei diversi scenari (politici, umani e culturali) dei tre Paesi – Italia, Israele, Germania – nei quali la storia è ambientata.
Aliena da schematismi e semplificazioni, la narrazione di Sfaradi offre un quadro dolente e suggestivo delle illusioni e delusioni di un giovane che cerca soprattutto di dare un senso alla propria esistenza, alla ricerca di una patria che rappresenti soprattutto una pacificazione interiore. Una ricerca segnata da sofferenza e inquietudine: l’amarezza di un’Italia che mostra la faccia dura del pregiudizio e della discriminazione (in linea con un’Europa nella quale un ebreo “può sentirsi sporco anche se i leva accuratamente”), le difficoltà dell’inserimento nella dura realtà di un Israele in guerra, le inquietudini scaturenti dalla terra tedesca, il cui tenebroso passato pare riemergere in modi obliqui e insinuanti. La scelta finale, a favore di Israele, non sarà un trionfalistico approdo di felicità, ma piuttosto la naturale realizzazione di un “dover essere” interiore, dove anche la solitudine assume un significato diverso, quella dell’essere soli a casa propria, e non più in terra straniera. Queste, infatti, le parole con cui si chiude il romanzo: “Israele, per noi che non ci siamo rassegnati a subite per tutta la vita lo scempio degli atti antisemiti…, è stata la meta da raggiungere, poi, una volta raggiunta, la difesa è stata possibile e la sensazione di solitudine è scomparsa per sempre”.
Il libro si fa apprezzare, al di là dei meriti letterari, per il suo offrire un affresco non retorico, vivido e sincero di quella ricerca identitaria che è alla radice del sionismo, e che ha segnato così profondamente le esistenze di milioni di persone, che, ciascuna in modo diverso dalle altre, hanno seguito con coraggio, superando infinite difficoltà, il sogno di Ruben di trovare se stessi, dando un senso e una direzione precisa alla propria esistenza. E’ un libro nel quale le grandi linee della storia si riflettono nelle ansie e nelle sofferenze di un singolo personaggio immaginario, che rimane tuttavia impresso per la sua umanità e la sincerità della sua testimonianza (l’autore ha confessato, d’altronde, che nel libro c’è molto di autobiografico, e molto è tratto da vicende reali di persone da lui incontrate e conosciute). Non è un testo dal contenuto propriamente politico, ma piuttosto un diario dell’anima, un racconto sulla faticosa ricerca della felicità e dell’appagamento interiore; ma è anche un severo atto d’accusa per quella Europa che ha saputo essere così crudele matrigna per tanti dei suoi figli, e che pare tanto restia a fare seriamente i conti, una volta per tutte, con il suo passato e il suo presente.
Un sincero apprezzamento a Sfaradi, dunque, e un ringraziamento particolare al generoso e infaticabile editore Diego Guida, il cui spazio culturale si sta imponendo sempre di più come punto di riferimento privilegiato della cultura del Mezzogiorno, luogo di civile dibattito e confronto di opinioni, nonché di attiva promozione di quei valori di accoglienza, tolleranza e umanità di cui in particolare la città di Napoli, oggi più che mai, sembra avere un grande bisogno.

Francesco Lucrezi, storico

(26 ottobre 2016)