Ticketless – Edmengarde

cavaglionCoincidenze nell’anno bassaniano. Per i tipi della Salerno editrice, a cura di Emilio Torchio, vede la luce un’edizione critica di Edmenegarda, poema in versi di Giovanni Prati, che il padre di Micòl ricorda in una pagina del Giardino, per mettere a confronto la struggente bellezza dei cimiteri ebraici italiani, quello del Lido di Venezia e quello di Ferrara. Di Venezia non è famoso solo il Ghetto. A Ferrara i “giardini” sono due. Il confronto, a pensarci bene, riguarda da vicino l’idea romantica che avvolge in un’aura di morte Micòl e Ermengarda. Qui interessa ribadire l’importanza che hanno le tombe dei vecchi cimiteri. I sepolcreti, come usava dire nell’Ottocento, sono parte importantissima nel paesaggio nell’età dell’emancipazione, che forse giustifica la immensa popolarità dei Sepolcri foscoliani nella formazione di molti giovani usciti dal ghetto. Vi riposano i nostri antenati, “stanchi di tanto mercatare”, diceva Saba per l’antico cimitero triestino.
L’eredità degli affetti è universale. In un’altra pagina assai bella di Bassani, l’incipit della storia ferrarese “Il muro di cinta”, viene ricordato il cimitero e l’antica consuetudine della Comunità, solita cedere ad azienda agricola cittadina l’erba cresciuta “con forza selvaggia”. Bene sarebbe che queste cose si sapessero e si studiassero di più; che questi luoghi fossero valorizzati e visitabili da turisti, ma soprattutto da studenti freschi di letture di Foscolo, di Bassani, di Saba, e perché no anche di Prati, oltre che dai turisti, come accade nei paesi nordici. Dove i cimiteri sono giardini pubblici, il tasso di civiltà cresce e (forse) si scongiurano gli atti vandalici. Osservando i sepolcreti si capisce la storia di una minoranza, talvolta meglio che in archivio. Le spese di manutenzione per conservare oggi questi luoghi sono cospicue, in molte realtà restauri sono stati fatti, esiste una buona catalogazione delle lapidi più antiche, ma si potrebbe fare di più. Mentre rileggo Prati -dal mio Piemonte – mi giungono per posta due comunicati contrastanti: in un caso una circolare scoraggia ogni curiosità del visitatore -e anche il cordoglio dei famigliari, cui si chiede, prima di varcare la soglia della “casa dei vivi”, di fornire le generalità (richiesta che non viene fatta, che io sappia, nemmeno a chi vuole entrare in una sinagoga del nostro paese). Capisco le ragioni della sicurezza, ma come mai, un’altra circolare, di tutt’altro tenore, mi informa che la visita di un cimitero situato a poche decine di chilometri di distanza dall’altro, sarà inserita nei percorsi storici cittadini, da ora in avanti facilitata da una rete di volontari –docenti e studenti – che sapranno sfruttare a dovere il canale dell’alternanza scuola-lavoro offerto dai decreti della Buona Scuola? Un esempio virtuoso di come sia possibile mettere a frutto le scarse risorse dei nostri giorni.

Alberto Cavaglion

(26 ottobre 2016)