Non passa lo straniero
“Non passa lo straniero…”. Non è il Piave che mormora questa volta, ma il grido degli abitanti di Gorino davanti alle telecamere delle TV nazionali. Lo straniero invasore non è neppure un riesumato Impero Austro-Ungarico, ma 12 pericolose donne e 8 minacciosi bambini di origine africana da fronteggiare con l’innalzamento delle barricate.
Difficile in realtà demonizzare o altrimenti glorificare i “pescatori patrioti” – come sono stati definiti da troppi – della frazione di Goro. Essi non hanno niente di diverso e di così valoroso rispetto ad altri, sono soltanto l’espressione più manifesta di quella paura che in tutta Europa sta generando avversione e impassibilità nei confronti dell’altro. In altri termini, i “patrioti” di Gorino sono le vittime che subiscono sicuramente la crisi, la disoccupazione, l’impoverimento della propria zona rurale con il conseguente abbandono da parte delle istituzioni, e contemporaneamente, rivestono il mesto ruolo di dominatori, poiché anche l’ultimo degli oppressi si sentirà sempre su un gradino superiore rispetto ad un altro oppresso. Il timore è quello di dover rinunciare a quel poco di “benessere” o tranquillità raggiunta negli anni, illusoria o meno. Manca totalmente quella solidarietà o quell’empatia, creduta possibile dall’internazionalismo di inizio secolo scorso, tra due differenti tipologie di “sfruttati”. Ed ecco che allora acquista forza il populismo, e il patriottismo becero, come unica arma da ostentare per sopperire alla propria emarginazione. Dovrebbe colpire poi che il tutto accada non nella ricca Brianza, ma nel Polesine, il “meridione” dell’Italia settentrionale, terra di alluvioni e di sfollati, dove fino a trent’anni fa regnava quasi incontrastato il PCI.
L’ospite in molte culture europee e asiatiche è D-o stesso, la sua epifania, come nel concetto greco di “theoxenia”. Non è poi così diverso nell’ebraismo, dove oltre a ricordare costantemente di “non angustiare lo straniero”, viene sottolineata l’importanza dell’accoglienza, come in Va-Jerà quando D-o si manifestò ad Abramo sotto le sembianze di tre uomini. Certo, anche l’ospite ha dei doveri nei confronti dell’ospitante e non sempre ha buone intenzioni, ma come è possibile accertare la sua sincerità se alla sua richiesta di ospitalità e di incontro gli viene direttamente chiusa la porta e sbarrata la strada?
Francesco Moises Bassano
(28 ottobre 2016)