Il ritorno dei libri ebraici feriti
“Un giorno storico per Firenze”
Rappresentanti delle istituzioni, del mondo della cultura, comuni cittadini.
Dove essere una festa di tutta Firenze. E così è stato.
Il grande ritorno in città dei libri ebraici alluvionati, nella mostra “E le acque si calmarono” inaugurata ieri alla Biblioteca Nazionale Centrale, non ha tradito le aspettative.
Sala gremita per la prestigiosa tavola rotonda che ha aperto il pomeriggio. E sala gremita anche più tardi, quando la mostra, organizzata dalla Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia con la collaborazione della Nazionale e della Comunità ebraica fiorentina, si è offerta in tutta la sua suggestione al folto pubblico accorso in via Magliabechi.
Una giornata che inizia nel segno della solidarietà, con un pensiero alle vittime del terremoto che una nuova volta ha colpito il Centro Italia a due mesi dal terribile sisma di questa estate. Il rapporto dell’uomo con le catastrofi naturali segna inevitabilmente questa iniziativa, che oltre a portare all’attenzione del pubblico i tesori degli ebrei fiorentini restaurati vuole lasciare un messaggio profondo.
A questo tema si riallaccia Dario Disegni, presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici, che ricorda l’angoscia del nonno, suo omonimo, che era nato a Firenze. Angoscia per la devastazione portate dall’acqua dell’Arno, ma anche sollievo per la straordinaria prova di altruismo che fece confluire a Firenze, da oltre 50 paesi, quelli che sarebbero stati definiti “angeli del fango”.
“A tutti coloro che con grande competenza e autentica passione civile hanno lavorato alla realizzazione di questa straordinaria operazione culturale, destinata a lasciare un segno più che mai duraturo, alle istituzioni che con il loro generoso contributo l’hanno sostenuta – spiega Disegni – va l’espressione della più sentita gratitudine della Fondazione”.
“Oggi più che mai la parola ‘libro’, la parola ‘storia’, la parola ‘documento’ hanno e assumono un significato preciso e profondo. La nostra storia, come popolo, come Comunità, ciascuna con le sue ricche e speciali tradizioni, è tutta racchiusa e trasmessa attraverso i testi e i preziosi manoscritti” sottolinea la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
È visibilmente emozionato Renzo Funaro, vicepresidente della Fondazione, che ha promosso e coordinato l’iniziativa insieme a Silvia Alessandri della Biblioteca Nazionale. “Oggi – afferma- scriviamo una pagina importante nella storia di questa Comunità, con la speranza che l’antica biblioteca ebraica alluvionata possa fare gradualmente ritorno da queste parti”.
Condivide l’importanza del momento Dario Bedarida, presidente della Comunità ebraica fiorentina. “È un momento importante, in cui una parte della nostra vita, della nostra cultura, della nostra storia torna disponibile. Non possiamo fermarci, dovremo continuare questa attività di recupero, ma guardiamo con soddisfazione – scrive nel catalogo della mostra – all’enorme lavoro svolto e al percorso positivo per comporre la lunga catena tra passato, presente e futuro”.
Il rabbino Amedeo Spagnoletto, curatore della mostra assieme a Milka Ventura, Dora Liscia Bemporad e Gisella Guasti, apre la tavola rotondo ricordando due figure indimenticabili. Quella di Luciano Camerino, Testimone romano della Shoah che fu angelo del fango e che dopo aver visto la devastazione in sinagoga fu colto da un malore fatale. E quella dell’ingegnere Giuseppe Viterbo, da poco scomparso, che fu testimone oculare di quelle ore drammatiche e di cui è pubblicato un ricordo nel catalogo (edito da Angelo Pontecorboli) che accompagna l’esposizione.
Grande orgoglio anche nelle parole del direttore della Biblioteca Nazionale Luca Bellingeri e dei rappresentanti istituzionali intervenuti, dalla vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni alla vicesindaca Cristina Giachi.
Preziosi inoltre i contributi, nella tavola rotonda che ha preceduto l’inaugurazione della mostra, di rav Joseph Levi, don Pier Francesco Fumagalli, Rachel Sarfati, Ida Zatelli, Piero Scapecchi.
Ed emozionante il video sul lavoro di restauro realizzato da Giuseppe Burschtein, con musiche di Enrico Fink.
Di seguito il testo dell’intervento tenuto dalla presidente UCEI Noemi Di Segni:
Autorità, Illustri rappresentanti delle istituzioni, cari amici,
L’inaugurazione di questa splendida mostra, promossa su iniziativa della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia insieme alla Biblioteca Nazionale Centrale, rappresenta un fatto storico e unico per tutta la città di Firenze.
Città affascinante e indispensabile per la cultura italiana, e per la cultura ebraica in particolare, oggi come ieri, dove un millennio di storia ebraica trova rappresentazione attraverso libri antichi, tessuti e arredi che furono salvati dalla devastazione e che sono stati oggi riportati a nuova vita.
L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e l’ebraismo intero, esprimono la più profonda gratitudine, riconoscimento e riconoscenza a tutti coloro che, con straordinaria passione e professionalità, si sono dedicati a questa iniziativa.
Istituzioni, fondazioni, enti culturali ed enti ebraici.
Abbiamo lavorato assieme per dar vita a una mostra di struggente bellezza e di grande significato, una mostra che ridona la vita a quanto rischiava di essere dimenticato. Come ho menzionare nell’introduzione al catalogo stiamo realizzando quello che è uno dei capitoli fondamentali dell’Intesa tra lo Stato e l’ebraismo italiano: l’armonica collaborazione in essere per la tutela e la valorizzazione “dei beni afferenti al patrimonio storico e artistico, culturale, ambientale e architettonico, archeologico, archivistico e librario dell’ebraismo italiano”.
Oggi più che mai la parola “libro”, la parola “storia” la parola “documento” hanno e assumono un significato preciso e profondo. La nostra storia, come popolo, come Comunità, ciascuna con le sue ricche e speciali tradizioni, è tutta racchiusa e trasmessa attraverso i testi e i preziosi manoscritti. Forse oggi saranno pure fruibili in formato digitale, ma sono sempre le stesse le parole, le stesse preghiere con le quali tramandiamo ai nostri figli e alle generazioni future le nostre speranze e i nostri valori.
È l’intera storia e tradizione ebraica con i suoi manoscritti, vissuti, letti, preservati, nascosti e salvati dal fuoco e dalle acque, dallo sterminio e dalla brutale ignoranza, che dovrebbero essere dichiarate patrimonio culturale dell’intera umanità. Nessun atto, nessuna risoluzione, nessun voto potranno mai cancellare la nostra esistenza, testimoniata oggi, ancora una volta con questa splendida mostra e con la commossa presenza di tutti voi.
Grazie di cuore.
Noemi Di Segni, presidente UCEI
(28 ottobre 2016)