Mattarella in visita a Gerusalemme:
“Italia-Israele, amicizia solida”
Con il pensiero all’Italia e ai terremotati è iniziata nelle scorse ore la visita in Israele del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Costantemente aggiornato sulla situazione, il Capo dello Stato si è recato, come prima tappa del suo viaggio, allo Yad Vashem di Gerusalemme. Accompagnato tra gli altri dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, Mattarella ha scelto di mantenere il silenzio e non rilasciare dichiarazioni nel corso della visita allo Yad Vashem, come segno di rispetto per il luogo simbolo della Memoria ebraica della Shoah.
Il presidente ha invece parlato con il figlio di Shimon Peres, Chemi, quando si è recato sul Monte Herzl per rendere omaggio alla tomba del Premio Nobel per la Pace (nell’immagine), scomparso poche settimane fa. “Siamo vicini al popolo italiano in questo momento e alle persone colpite dal terremoto”, la solidarietà espressa da Chemi Peres a Mattarella. “Grazie, seguo con preoccupazione e attenzione la situazione. L’intervento nelle zone colpite è stato pronto ed efficace. Ora bisogna compiere azioni di solidarietà e sostegno”, la risposta del Capo dello Stato, che ha poi richiamato l’importante ruolo di Shimon Peres come esempio di speranza e di impegno per la pace.
Nel corso di questo primo giorno di visita c’è stato anche lo spazio per ribadire l’amicizia tra Italia e Israele e superare definitivamente le polemiche scaturite dalle assurde parole del viceministro alla Cooperazione regionale Ayoub Kara. Quest’ultimo, riportavano i media israeliani, venerdì aveva fatto dichiarazioni estremamente gravi definendo il terremoto che ha colpito giovedì scorso il Centro Italia “una punizione divina” dovuta all’astensione di Roma sulla vergognosa risoluzione Unesco (il documento in cui si nega il legame tra l’ebraismo e il Monte del Tempio di Gerusalemme). “Nulla può mettere in discussione l’amicizia tra Israele e Italia”, ha affermato Mattarella, dopo aver accolto le scuse del governo israeliano, ribadite oggi nella Foresta delle Nazioni anche dal presidente del Keren Kayemet LeIsrael Daniel Atar.
Intenso, dunque il primo giorno del Presidente Mattarella che si concluderà con la lectio magistralis all’Università Ebraica di Gerusalemme e la visita alla Comunità degli Italkim (gli italiani d’Israele). Ad aprirlo, come accennato, la visita allo Yad Vashem, dove il Capo dello Stato ha lasciato la sua firma nel libro d’onore: “La Shoah ci interroga costantemente sul Male assoluto, sull’ora delle tenebre, sull’abisso che ha inghiottito, nel cuore dell’Europa, milioni di persone – le sue parole, scritte sul libro del Memoriale – Esse ci chiedono di non dimenticare. Abbiamo il dovere di ricordare. Come ha scritto Primo Levi “Comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Per non ripetere”. Il Presidente e la sua delegazione – di cui fanno parte anche Dario Disegni e Simonetta Della Seta, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, e l’ex presidente dell’Unione Renzo Gattegna – sono stati guidati nelle diverse sale del Memoriale da Yael Orvieto, direttrice dell’International Institute for Holocaust Research di Yad Vashem.
Nel silenzio della Sala della Rimembranza, Mattarella ha ravvivato la fiamma perpetua, che ricorda i sei milioni di ebrei uccisi dai nazisti durante la Shoah, e ascoltato la solenne preghiera ebraica El Maleh Rahamim. “Questo luogo serve a ricordarci a che livello può arrivare la malvagità umana – ha sottolineato il Presidente alla fine della sua visita – ma anche a restituire dignità a ciascuna delle vittime, bambini, anziani, donne e uomini”. Lo Yad Vashem, ha aggiunto il Capo dello Stato, non è solo un luogo importante per Israele e per il popolo ebraico, “ma per tutto il mondo. Un monito affinché sulla malvagità prevalga sempre il bene”.
Durante la piantumazione dell’ulivo a lui dedicato nella Foresta delle Nazioni dal Keren Kayemeth LeIsraele, Mattarella ha invece voluto mandare un messaggio di speranza all’Italia: “Questo albero, l’ulivo, è un segno di pace e serenità che speriamo arrivi anche verso quei luoghi in Italia tormentati dal terremoto. A loro va il nostro pensiero”, affinché possano ritrovare la tranquillità. Alla cerimonia, hanno presenziato tra gli altri, l’ambasciatore d’Israele in Italia Ofer Sachs, l’ambasciatore d’Italia in Israele Francesco Maria Talò assieme all’addetto culturale dell’ambasciata Elena Loewenthal e il presidente KKL Italia Raffaele Sassun, intervenuto nel corso dell’evento.
Daniel Reichel
(30 ottobre 2016)