Presidenziali americane, la serata
“Clinton, vera amica di Israele”
Un punto mette più o meno tutti d’accordo: da una parte esistono una storia e una solidità politica, dall’altra invece le incognite sono assai più delle certezze.
A pochi giorni dalle elezioni presidenziali americane, una stimolante serata di approfondimento organizzata dal Benè Berith Giovani ha portato molti temi sul piatto. I diversi programmi dei candidati, la loro idea di futuro, il ruolo che delineano per la politica estera americana nell’intricato calderone mediorientale.
Invitati dall’associazione giovanile ebraica, lo studioso Daniele Fiorentino e i giornalisti Giuliano Ferrara e Maurizio Molinari hanno risposto a molte domande, confrontandosi direttamente con i ragazzi e il folto pubblico presente in sala.
Tra i temi maggiormente approfonditi, naturalmente, il futuro delle relazioni di Washington con Israele.
Come è stato rilevato, parole di grande amicizia verso lo Stato ebraico sono state pronunciate sia dalla Clinton che da Trump. Ma a fare la differenza anche in questo caso è la sostanza. Da una parte, ha sottolineato Ferrara, “non esiste un programma, non c’è uno staff, non c’è niente”. Dall’altra invece una storica amicizia, “fatta di affinità sperimentate nel tempo”. Pur riconoscendole molti errori in passato, Ferrara è convinto che non possa esserci alternativa alla Clinton.
“Trump – le sue parole – è un simpatico cialtrone, capace di esprimere soltanto un umore. E alcuni suoi slogan sono terribilmente reazionari”.
Visione condivisa da Fiorentino, che ha aperto la serata con un intervento esplicativo del complesso sistema elettorale statunitense. Per lo studioso, che ha una cattedra all’Università Roma Tre, Trump “è un personaggio inquietante, una variabile impazzita”.
Molinari, in collegamento da Gerusalemme, ha spiegato come la mappa geografica un tempo conosciuta “oggi non esista più”. Siria, Iraq, Yemen, Libia: paesi dove un tempo esistevano governi, forze di sicurezza e confini, sono oggi ostaggio di leader tribali e in costante guerra tra di loro. “Per gli Stati Uniti – la sua riflessione – non è semplice confrontarsi con una situazione che hanno contribuito a creare e che per il momento né Clinton né Trump sembrano voler affrontare. Il paradosso è che questa situazione assegna a Israele, unica realtà solida della regione insieme all’Iran, delle possibilità di influenza mai avute in passato. Israele ha davvero la possibilità di scrivere uno scenario nuovo. Ma per capirlo bisogna essere umili, studiare, convincerci del fatto che tutto quello che abbiamo letto e studiato finora è destinato alla soffitta”.
(31 ottobre 2016)