ricostruzione…
Oggi è Rosh Chodesh – giornata celebrativa del novilunio che nel calendario ebraico segna l’inizio del nuovo mese. In questo caso inizia il mese di Cheshvan, il secondo dell’anno ebraico; la tradizione liturgica sefardita prevede per questo giorno la lettura del Salmo 104, che ripercorre in forma poetica l’opera della creazione, contemplandone con meraviglia la compiutezza e l’armonia in cui si fondono il complesso degli elementi natura con l’ordine della vita fisica e spirituale dell’uomo. Il versetto che riassume il sentimento del salmista di fronte alla natura si esprime con queste parole: “Quanto numerose sono le Tue opere, o Signore, le hai fatte tutte con sapienza, la terra è piena delle Tue creazioni” (Salmi 104,24). In verità, come avviene in questi giorni alla vista delle sciagure e delle distruzioni arrecate dal terremoto e come altre volte di fronte alle catastrofi naturali, sentimenti molto diversi e contrastanti affiorano al pensiero dell’uomo nei confronti della natura; questi sentimenti trovano anch’essi spazio nel Tanach – la Bibbia – particolarmente nel libro di Giobbe, che sviluppa le contraddittorie riflessioni sul dramma della persona colpita da sciagure di cui non sa darsi motivazione. Agli amici venuti a consolarlo per le disgrazie che si sono abbattute su di lui, e che ripropongono il tema della saggezza e della misericordia divina quale si rispecchia pure nella natura, Giobbe contrappone le immagini di forze naturali che incombono oscure e minacciose sull’uomo, riportando l’idea di D.O che si manifesta con una forza incontenibile, che schianta senza rivelare però alcun contenuto etico: “A Lui che muove i monti da un luogo all’altro senza che se ne accorgano, che li rovescia nella Sua ira, che scuote la terra dal suo luogo e le fondamenta traballanti ( Giobbe 9, 5-6). Lo stesso libro di Giobbe, nei capitoli che espongono la risposta dell’Eterno alla voce del protagonista, propone tuttavia il richiamo ad un’immagine della natura ancora diversa, una natura che manifesta la parte dell’opera del Signore che rimane, malgrado tutto, inaccessibile alla comprensione dell’uomo: “Dov’eri quando Io mettevo le basi al mondo, dimmi dunque, se possiedi la vera scienza .. Da quando tu vivi, ti è mai accaduto di comandare che risplenda la luce del mattino e hai fatto conoscere all’aurora quale fosse il suo luogo?… Hai scoperto le porte della morte, hai veduto le porte dell’ombra della morte?… Chi ha concesso la sapienza nel cuore umano e il discernimento all’uomo?” (Giobbe cap. 38). Attraverso la vicenda di Giobbe, la Bibbia dà conto dei diversi sentimenti con i quali l’uomo reagisce agli elementi e alle forze e della natura, ora con compiaciuta meraviglia, ora con animo atterrito, sconvolto, in un certo senso si riconosce all’uomo il diritto di esprimere – anche nei confronti di D.O stesso – il proprio sbigottimento, persino la contestazione di fronte ad eventi catastrofici, al tempo stesso lo si richiama a riconoscere in questi eventi una misura del limite che non è mai del tutto valicabile dalla mente umana, per quanto il confine dello scibile umano nel corso nella storia della civiltà vada costantemente ampliandosi. Il confine a cui ci richiamano le parole del Signore a Giobbe è il fondamento di un indispensabile atteggiamento di umiltà e di responsabilità dell’uomo. Gli eventi della natura rispondono a leggi e a fenomeni che la caratterizzano, nei quali non va necessariamente ricercata l’espressione diretta dell’intervento divino ma tutte le evenienze della nostra vita , e quindi certamente questi sconvolgimenti, sono in qualche modo fatti che ci mettono alla prova di fronte al Signore; da questo punto di vista, la domanda quindi non è “perché D.O possa aver determinato o consentito una simile catastrofe naturale”, ma che cosa spetti all’uomo, che cosa il Signore possa attendere dall’uomo in questa situazione. Nell’ora in cui si deve iniziare a pensare alla ricostruzione, l’insegnamento viene ancora da un altro passo dei Salmi “Olam – khesed ibbanè – il mondo è costruito sul bene”. L’inizio per ogni costruzione è l’atteggiamento di khesed, di generosa solidarietà dell’uomo verso il prossimo.
Rav Giuseppe Momigliano
(2 novembre 2016)