Ticketless – Pastorale italiana
Non riesco ad appassionarmi più di tanto alla discussione sul Nobel a Bob Dylan. Non mi scalda la questione di un premio dato a un autore di canzoni (magra consolazione postuma per i librettisti di melodramma). Non mi scalda nemmeno l’idea che il vincitore si sia reso, fino ieri l’altro, irreperibile. In questi giorni, per me, lo “Svedese” è un altro. Sono andato al cinema a vedere “American Pastoral”, diretto e interpretato da Ewan McGregor, al suo esordio alla regia, tratto da uno dei libri di Philip Roth che più mi ha appassionato. Il soprannome del protagonista è appunto lo Svedese. Ora voglio rileggermelo, quel grande capolavoro di Roth, con un filo di malinconia, perché il Nobel, dobbiamo rassegnarci, non arriverà mai. Non c’è solo da mettere in evidenza il Nobel e lo Svedese di Roth, una pura casualità. Del ribellismo studentesco la Pastorale Americana, come si sa, offre un lato inquietante, riconoscibile subito da chi ha vissuto in Italia gli anni Settanta. Una pastorale, quella di Roth, non solo americana, ma anche molto milanese, romana, torinese…
Alberto Cavaglion
(2 novembre 2016)