Le solite sospette
Attenti a voi, figli e nipoti che state leggendo: le vostre mamme e nonne, se si annoiano e hanno un buon motivo, potrebbero inventarsi un futuro da rapinatrici di banche. Così almeno capita nel sonnacchioso Dorset inglese, in “Le Solite Sospette”, il nuovo esilarante romanzo di John Niven (Einaudi, Euro 18,50, traduzione di Marco Rossari). Una ha perso tutta la voglia di vivere, e si trova a lavorare in un ospizio; l’altra elemosina sterline al marito-padrone per fare un bel regalo all’amica sfigata che rimpiange i tempi in cui le bastava un sorriso per sedurre; e poi ci sono le due più matte: una ha novant’anni ed è costretta sulla sedia a rotelle, ma ha un cervello da teen ager e la bocca di una hooligan, l’altra è timorosa di Dio, ma cova trasgressioni come solo chi non le ha mai commesse. Sono tutte oltre i sessanta, sono stufe marce del tran tran. Se ci mettete poi che un nipotino della devota ha bisogno di una costosissima operazione in America, e una insapettata vedovanza, beh, la miscela è pronta e basta un fortuito incontro con un asmatico ultra novantenne, ex rapinatore professionista.
In un susseguirsi di pagine da film d’avventura, o da pochade, lo strano quintetto allestisce e mette in pratica la rapina, mentre la sonnacchiosa Wroxham si risveglia a confrontarsi con scenari da Chicago proibizionista. La coppia di poliziotti che si troverà a inseguire le fuggitive prima sulla costa e poi in Francia sembra uscita da un film della Pantera Rosa, e al limite della parodia sono anche i poliziotti francesi, i malavitosi russi e le apprendiste streghe che le nostre vecchiette a bordo di una Porsche Cayenne rossa incontrano a Cannes e Marsiglia.
Non c’è quasi pagina senza risate e avventure, in questo romanzo dello scozzese Niven, che già con “A Volte Ritorno” aveva già ottenuto riconoscimenti e lettori in mezzo mondo; ma non è solo umorismo, c’è spazio anche per qualche lagrimuccia sentimentale, e persino un pensiero sull’invecchiare senza lasciarsi prendere dallo sconforto o dagli acciacchi. Non sarà un libro che passerà alla storia della letteratura, questo, ma fa sorridere forte, e un poco invidiare la straordinaria Ethel, quella sulla carrozzina dove, sotto alla copertina di pile nasconde il suo fucile a canne mozze: spara battute come proiettili, e ti ammazza di risate.
Valerio Fiandra
(3 novembre 2016)