Intorno al Muro
Mentre il legame tra gli ebrei e il Muro del Pianto viene taciuto e negato dagli organismi internazionali, dobbiamo purtroppo constatare una volta di più che il Kotel può diventare anche un luogo di scontro tra gli stessi ebrei. Mercoledì scorso alcuni rabbini non ortodossi, figure di spicco dei movimenti Reform e Conservative, hanno messo in atto un’azione dimostrativa al Muro del Pianto portando dall’esterno rotoli della Torah, cosa normalmente vietata (secondo quanto racconta Haaretz erano stati eccezionalmente autorizzati ma il personale che controlla le entrate non era stato informato dell’autorizzazione e aveva cercato di fermarli); dopo essere riusciti comunque a passare i varchi – stando sempre a quanto riferisce Haaretz – si sono trovati di fronte a gruppi numerosi di giovani ultraortodossi e sono stati aggrediti, anche fisicamente. Insomma, una vicenda molto triste, che non potrà che esacerbare ulteriormente le divisioni all’interno del mondo ebraico.
La ragione della protesta era la mancata applicazione dell’accordo che prevedeva la nascita presso il Muro del Pianto di uno spazio di preghiera congiunto ed egualitario per uomini e donne. La creazione di tale spazio era stata interrotta per le proteste provenienti dal mondo ultraortodosso, ma è interessante notare che questa piattaforma destinata alla preghiera è anche esplicitamente condannata al punto 19 della famigerata risoluzione Unesco (per quanto l’identificazione dei luoghi sia piuttosto difficoltosa dato il rifiuto dell’Unesco di chiamarli per lo meno anche con il nome che compare su Google Maps). Dunque, la creazione di un luogo di preghiera che possa offrire una soluzione di compromesso tra diversi modi di vivere l’ebraismo viene considerata dall’Unesco una violazione dei diritti del popolo palestinese e una mancanza di rispetto verso i luoghi sacri dell’Islam. È triste constatare come coloro che si oppongono al dialogo, al pluralismo, all’accettazione dell’altro da sé, si ritrovino spesso naturalmente alleati anche quando non hanno nulla in comune. La chiusura e il rifiuto sono facili. Viceversa, la strada del compromesso, del rispetto per l’altro, è molto più dura e accidentata, e troppo spesso le buone intenzioni vengono fraintese o travisate.
Anna Segre