Italia e Israele, Mattarella sigilla l’amicizia
La quattro giorni in Israele di Sergio Mattarella è stata la prima visita ufficiale del Presidente in Medio Oriente. Una scelta voluta e meditata, come ha spiegato lo stesso Capo dello Stato incontrando il suo omologo israeliano Reuven Rivlin a Gerusalemme: “la mia scelta di iniziare proprio da Israele conferma lo storico rapporto di grande amicizia tra Israele e Italia. Non vi è settore in cui non registriamo amicizia e grande affinità di valori, che sono alla base delle nostre rispettive società e democrazie”.
Nel corso della visita, due le direttrici principali seguite da Mattarella nei suoi interventi: da una parte il rafforzamento della cooperazione economica, scientifica e culturale tra Italia e Israele e tra Italia e Autorità nazionale palestinese; dall’altra il tema del rilancio dei negoziati palestinesi.
Sul primo fronte, in particolare la cultura ha avuto un ruolo centrale del viaggio del Capo dello Stato, con la presentazione ad esempio a Tel Aviv, alla sua presenza, del progetto del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Ma tante sono state le occasioni in cui si è tracciato il legame culturale tra Italia e Israele nel corso della visita, come la lectio magistralis del Presidente all’Università ebraica di Gerusalemme. Un segnale forte anche alla luce di quanto accaduto con l’Unesco, con l’astensione italiana sul voto della “allucinante” risoluzione – come definita dal Primo ministro Matteo Renzi – in cui non si riconosceva il legame tra Gerusalemme e l’ebraismo (ma che ha colpito anche la realtà cristiana). “Siamo rimasti delusi dal voto italiano di astensione, ma contenti che successivamente Renzi abbia espresso sconcerto per la posizione presa, e abbia detto che in una prossima occasione l’Italia cambierà voto”, ha sottolineato il Primo ministro Benjamin Netanyahu a il Capo di Stato italiano. Un punto evidenziato anche dal demografo Sergio Della Pergola nell’incontro avuto nella Capitale israeliana tra Mattarella e la Comunità ebraica degli Italkim, gli ebrei d’Israele. Il messaggio inviato al Quirinale dunque, già portato alla politica di Roma dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è stato quello di proseguire in questa volontà di cambiare la linea diplomatica e contrastare da subito iniziative dannose come quella Unesco. E le parole di Mattarella contro il Bds (il movimento che invoca il boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni ) – “l’Italia è decisamente contraria al boicottaggio di Israele” che è “inammissibile” – sono la conferma dell’impegno italiano.
L’altro fronte, è stato il processo di pace: “A Mahmoud Abbas ho detto, ‘Riconosceresti uno stato ebraico se risolviamo il problema degli insediamenti?’ Si rifiuta di farlo”, ha sottolineato Netanyahu, parlando con Mattarella il quale ha più volte parlato della sua preoccupazione per lo stallo dei negoziati. E il Primo ministro israeliano ha dato una sua lettura della situazione mediorientale al Capo dello Stato, con un nuovo equilibrio che si sta creando inella zona e che potrebbe essere propedeutico alla pace: “vi è un cambiamento drammatico – le sue parole – molti dei paesi arabi vedono Israele non più come loro nemico, ma come loro alleato”. E queste potrebbero essere le fondamenta per intavolare nuove trattative con i palestinesi.
“Sono lieto di aver riscontrato in tutti i miei colloqui di questi giorni una convinzione comune che il terrorismo e la violenza siano piaghe da combattere con molta determinazione – ha detto Mattarella – L’Italia si sente pienamente coinvolta nell’esigenza di sicurezza d’Israele. Anche per questo, è motivo di preoccupazione lo stallo del processo di pace che mette in pericolo la stabilità della regione e può produrre un’intensificazione di radicalismo. Siamo convinti della soluzione dei due Stati per due popoli e crediamo che deve essere perseguita con determinazione. Naturalmente le decisioni sono affidate a Israele e ai palestinesi. I Paesi amici possono contribuire con rispetto e con amicizia nel sostegno per questa ricerca di soluzioni. Tra questi è certamente importante il ruolo dei Paesi arabi”.