“L’Europa è rimasta sola a difendere i valori comuni”
«Putin ha guadagnato un alleato, e l’Europa lo ha perso, soprattutto nella difesa dei nostri valori condivisi». È preoccupata l’analisi delle presidenziali americane fatta da Moisés Naim, politologo del Carnegie Endowment for Inter-national Peace e autore del saggio La fine del potere.
Perché Trump ha vinto?
«Non credo sia stato un voto dei poveri contro i ricchi. La maggioranza di Trump non è stata definita dalla povertà, ma dal colore della pelle. Bianchi della classe media, motivati dai temi di identità e razza, e milioni di persone a disagio con l’idea di una donna presidente. Hillary poi ha lasciato il suo fianco molto vulnerabile, con errori incredibili come quello delle mail».
Trump ora è presidente: cosa si aspetta?
«Dovrà fare un corso accelerato per prepararsi su temi a cui non aveva mai pensato, e scoprirà che il potere che crede di avere come Presidente è molto limitato, dal Congresso e dalle leggi. Ci saranno restrizioni immense per realizzare alcune promesse. Ad esempio deportare 12 milioni di illegali richiede una logistica enorme, nuove leggi, e una forza Putin ha guadagnato un alleato, potrebbe approfittarne per iniziative aggressive verso i Paesi baltici 55 armata che entri nelle case per prelevarli. La guerra commerciale frontale con la Cina sarà difficile. I mercati sono calati paurosamente, e potrebbero creare un ambiente economico fragile. Quando metterà un costo vicino alle sue promesse per realizzarle, scoprirà che non ci sono i soldi, a meno di far esplodere il deficit. Sulla scena internazionale non avrà la flessibilità che crede, e ordinare ai messicani di pagare il muro non sarà facile. Questo non vuol dire che non ci siano iniziative simboliche che è obbligato ad avviare. Comincerà la costruzione del muro con grande enfasi, ma dubito che diventerà una muraglia cinese. Può cancellare Obamacare, ma dovrà fare attenzione a non danneggiare i suoi elettori che ne beneficiano. Poi dovrà nominare 7000 funzionari pubblici, ma molti repubblicani hanno detto che non vogliono lavorare per lui».
Cambierà le relazioni con la Russia?
«Putin ha vinto un alleato e l’Europa l’ha perso. Le sanzioni sono finite, e Mosca potrebbe approfittare della situazione per iniziative aggressive verso i Paesi baltici. Se lo farà durante la transizione, chi risponderà?».
Perché i mercati sono crollati?
«Ha vinto una persona con una lista di proposte che possono rendere precaria l’economia mondiale. Negli Usa le cose non vanno così male, la disoccupazione è sotto il 5% e la crescita continua. Lui può trasformare in negativo l’eredità di Obama».
Cosa farà contro l’Isis e il terrorismo?
«Scoprirà gente patriottica, intelligente, informata, che sta facendo quello che serve. L’Isis è in ritirata, sta perdendo Mosul e presto perderà anche Raqqa. Non tutto è un disastro».
La vittoria di Trump è stata il rigetto di Obama?
«Il razzismo ha avuto più importanza dell’economia nel determinare il risultato».
Cosa succederà ora al Partito democratico?
«Anche se avesse vinto Hillary, ci sarebbe stata una guerra civile fra la sua ala moderata e quella progressista di Sanders. Alcuni già dicono che Bernie avrebbe battuto Trump. Lo sconto avverrà, e Elizabeth Warren emergerà come nuovo leader».
Gli ispanici cercheranno di prendersi la rivincita nel 2020?
«La demografia è un destino. Gli ispanici continueranno a crescere, ma è un errore pensare che si comportino in politica come un gruppo omogeneo. Un contadino messicano californiano ha interessi diversi da un commerciante colombiano di Miami».
Perché media e sondaggi hanno sbagliato?
«La tecnologia dei sondaggi, rimasta alle chiamate sul telefono di casa per determinare le intenzioni di voto su base geografica, non funziona più. Poi ci sono nuove reti sociali che non capiamo». Questa ondata populista spazzerà via anche l’Unione Europea? «Spero che la Ue non ci deluda. Trump va contro i valori che hanno ispirato il progetto europeo: è isolazionista, protezionista, crede nei muri e nelle frontiere. Se spariscono gli Usa come difensori di questi principi, resta solo l’Europa, perché in Russia, Cina, Asia o Africa nessuno li abbraccia».
L’elezione di Trump è una reazione alla «fine del potere»?
«La gente non digerisce l’assenza di leader forti: vuole i “terribili semplificatori”, e Trump vende certezze. Oggi è facile prendere il potere in maniera inusuale, difficile usarlo, e più facile perderlo. L’abbiamo visto con la Brexit, Podemos, il Movimento 5 stelle, Syriza, Chávez. Protagonisti non tradizionali giocano fuori delle regole e ottengono il potere. Poi lo usano, scoprono che è più difficile di quanto credevano, e lo perdono. E già successo negli Usa col Tea Party, e lo stesso si applica ora a Trump. Vedremo se sarà capace. Se da presidente si comporterà come da candidato, ci saranno enormi problemi nel mondo e negli Usa».
Paolo Mastrolilli, La Stampa, 10 novembre 2016