identità…

Molto prima della nascita del popolo ebraico, l’Eterno annuncia ad Abramo la sorte che attende la sua discendenza: “….per quanto a sapere saprai che la tua progenie sarà straniera in un paese non suo…” (Bereshìt, 15; 13 ). Perché questa schiavitù? Quale motivo diede origine a questo primo esilio? Il Talmùd, Nedarìm 32 a, riferisce tre opinioni che imputano ad Abramo la causa della schiavitù in Egitto. In tre circostanze diverse, il primo Patriarca non avrebbe dato prova di fiducia totale e incondizionata nell’Eterno. Una di queste tre opinioni afferma che Abramo avrebbe dimostrato un esagerato scetticismo nei confronti della promessa divina di dare la terra di Israele alla sua discendenza. Abramo chiede un segno, una prova: “….bammà edà ki irashena…”, “…con cosa saprò che la erediterò…? (Bereshìt , 15; 8).
L’errore non è la confusione tra la cosa e il chi, ma semplicemente il pensare che la conoscenza non sia personale, che non sia il frutto di un’interrogazione intima. Il fatto di chiedere un pegno, di assoggettare il proprio interlocutore, di aver presa sul futuro. Voglio saper per dopo, imprigionare il proprio interlocutore, soprattutto se questo è l’Eterno. La risposta dell’Eterno, infatti, arriva puntuale : ” …iadoa tedà..” , “…per quanto a sapere saprai…”.
Hai l’ansia di sapere per il futuro, ecco allora “…per quanto a sapere saprai…” che straniera sarà la tua discendenza…”. L’identità ebraica si basa sull’analisi di un presente e di un passato ma non contempla la captazione del futuro. L’anticipazione è deleteria in ogni storia e in ogni progetto. In questo senso, uscire dall’Egitto significa sforzarsi a non sclerotizzare i nostri percorsi di libertà, consapevoli che l’aggancio col futuro è nel presente di ogni percorso e non nel tentativo illusorio di catturare il domani per risparmiarci fatica e sofferenza.

(15 novembre 2016)