Segnalibro – Il popolo del sogno
Si presenta domani alla Camera dei deputati (Sala Aldo Moro, ore 10.30) il volume Il popolo del sogno, curato da Vittorio Pavoncello per Lantana Edizioni. L’opera raccoglie cinquanta interventi che personalità del mondo religioso e della cultura hanno scritto come compendio alle altrettante incisioni create da Pavoncello ed esposte al Complesso del Vittoriano nel 2005 nell’omonima mostra. Interverranno con il curatore Giancarlo Carpi, Emanuela Garrone, Saul Meghnagi, Anna Nardini, monsignor Santino Spartà e Gemma Vecchio.
“Saluto con immenso piacere questa nuova edizione dell’opera realizzata dall’artista Vittorio Pavoncello e a nome di tutte le Comunità ebraiche italiane, che ho l’onore di rappresentare, esprimo il più profondo grazie per questa ulteriore, rinnovata riflessione sul nostro modo di essere e di esistere” sottolinea in un suo intervento la presidente UCEI Noemi Di Segni.
Valori che uniscono
Viviamo il presente, ci interroghiamo sul futuro, e portiamo sempre con noi, come singoli, come Popolo e come Comunità l’eredità del nostro passato. Un passato che ha inizio con un Testo. Con Il Testo. Dal Popolo del Libro al Popolo del Sogno – titolo di un’opera, narrata attraverso un’espressione artistica essenziale, al contempo forte e comunicativa. Dalla Genesi, spazio universale, all’ultimo atto e ultimo commiato in un luogo preciso – il monte Nevò dal quale osservare la distesa di tutta Israele. Dalla creazione del mondo alla identificazione della Terra promessa, e da lì in poi le vicende di secoli di diaspora, di creazione spirituale, di prosecuzione e persecuzione che rappresentano il nostro passato, e ispirano i nostri sogni.
Il Testo sacro, in ragione della quale si definisce per gli ebrei il modo di essere e di stabilire le proprie relazioni con il mondo circostante, costituisce la fonte di ispirazione artistiche partecipando di questa identità e cultura.
Furono pochi gli ebrei che, fino al secolo XVIII, anche per le difficili condizioni di vita, si dedicarono all’arte. Solo in epoca moderna, la partecipazione in tutte le forme artistiche è cresciuta, con contributi di diversa natura. Ma di converso la rappresentazione artistica di diverse narrazioni bibliche è tema ricorrente anche nelle diverse espressioni dell’arte medioevale, rinascimentale e contemporanea, dalla Cappella Sistina di Michelangelo, alle opere di Chagal nelle vetrate di sinagoghe.
La Torà, il Pentateuco, è per eccellenza un testo scritto, anzi “il testo scritto”. Ogni lettera e ogni parola ha un peso preciso, e l’eventuale mancanza anche di una sola, invalida l’intero rotolo.
Il caso della rappresentazione grafica riveste, nell’ebraismo, un carattere particolare, data la proibizione di qualunque immagine che possa lontanamente prestarsi a forme di idolatria. Di fatto, se nelle sinagoghe l’uso di mosaici e affreschi viene consentito, permane, ovunque, l’assenza voluta di figure animali o umane.
Come si fa a tradurre questa concentrazione in un “testo” fatto di immagini e di arte? Una risposta la fornisce Vittorio Pavoncello.
Per questo “Popolo” e in questo “Sogno”, partendo dall’ebraico proposto dalle Scritture, selezionando parole e piccoli passi del Testo antico, Vittorio crea incisioni, il cui tratto distintivo è la vicinanza delle due parti in ciascuna delle opere. La lingua diventa, di fatto, uno degli elementi connotativi della rappresentazione iconica e ne è parte costitutiva e indissolubile. Si tratta di una forma interessante di espressione e illustrazione, con una rara sintesi tra testo e immagine.
Non solo. Con la scelta di interpellare e raccogliere riflessioni di cinquanta persone di diverse estrazioni e ambienti, Vittorio esprime, attraverso queste “rudimentali” opere, la ricerca di un delicato equilibrio tra il particolarismo di una specifica tradizione e la sua collocazione nella società. Tra la valenza religiosa del testo caro all’ebraismo e l’estensione del testo oltre, e al di là dei nostri confini.
L’impegno dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, si muove in tale logica – di confronto e ascolto, di osservazione genitrice e di trasmissione.
Guardando al futuro, l’auspicio che condividiamo è che l’intreccio tra lo scritto e il narrato, tra creazione e creatività sia sempre fonte di attenta riflessione sui nostri valori che universalmente ed eternamente uniscono.
Noemi Di Segni, Il popolo del sogno
(17 novembre 2016)