Qui Vercelli – L’identità in tavola
Domenica scorsa, nella grande Sala dell’Opera Pia Foa, storico luogo di incontri delle autorevoli personalità ebraiche del tempo, delle feste ottocentesche di allievi e insegnanti del prestigioso Collegio, dove riecheggiano ancora gli eventi gioiosi, le prolusioni rabbiniche, le poesie di Giuseppe Levi, i canti corali diretti dal Maestro Ezechiello Levi e accompagnati dall’antico harmonium, le assemblee post-emancipazione che hanno contribuito a fare la Storia delle Università Israelitiche del Piemonte, si è svolta la seconda cena conviviale del ciclo avente per tema “Le tradizioni alimentari ebraiche”.
La Comunità ebraica di Vercelli, ha voluto raccontare (e non solo) la cucina ebraica, tramandata da secoli da madre in figlia con i segreti che rendono un cibo diverso e lo trasformano da pietanza ad una magia di sapori spiegando i valori e l’importanza della Kasherut per il popolo ebraico: una tavola vissuta come un altare con precise regole sulle modalità per la preparazione di un pasto, unitamente a tutte le consuetudini della quotidianità e che costituiscono da secoli una guida per l’esistenza.
Per la seconda volta quest’autunno, dopo lo scorso ottobre, in cui sono stati offerti alimenti secondo la tradizione ebraica Sefardita, con le relative motivazioni e approfondimenti sulle preparazioni più significative, un numeroso pubblico si è ancora riunito per accostarsi alla cultura ebraica attraverso la conoscenza della cucina ebraica israeliana gustandola, nel vero senso del termine.
All’insegna dei colori e dei profumi israeliani, gli ospiti hanno degustato i piatti preparati dalla valente Jill Krakow, accompagnati da vini kasher, con l’immancabile Challah, raccontati e contestualizzati insieme alla appassionata cultrice di cucina ebraica in un accogliente clima di familiarità. Veri protagonisti della serata sono stati l’ hummus, il baba ganoush ,l’ hamutzim, cetrioli e pomodori speziati che hanno allietato la tavola presentando il calderone culturale tipico della cucina israeliana che, dopo la Fondazione dello Stato di Israele e il numeroso ritorno degli Ebrei in Israele, è riuscita ad esprimere quel senso di unitarietà creando così un’intelligente mescolanza di gusti e di alimenti influenzata dalla cultura arabo-orientale con il reciproco scambio tra le diverse anime della diaspora, fuse in maniera sorprendente in un sincretismo che è impossibile riscontrare altrove.
Riso ai pistacchi, falafel e polpettine di merluzzo con capperi sono stati accompagnati con le tipiche insalate, fattoush, tabbouleh e con una versione vegetariana del kibbeh, dove la carne d’agnello è stata sostituita dai funghi. Complemento della cena, le pite, a disposizione dei commensali per le combinazioni più disparate di tutti i piatti serviti.
Ultimo, ma non per intensità di gusto, il dolce: una delicata torta di semolino e clementine bagnata dallo sciroppo di mandorla.
Questi ritrovi conviviali, attraverso la Cucina Tradizionale ebraica interpretata nelle varie culture ambientali degli “ebrei erranti”, diventano un ulteriore strumento conoscitivo volto a valorizzare la cultura rinnovando l’importante impegno di una piccola, ma aperta Comunità ebraica, al fine di promuovere il confronto e la conoscenza. Questo primo ciclo di incontri si concluderà con la cucina Ashkenazita, tradizione distintiva della Comunità vercellese. L’integrazione tra la componente religiosa e la presenza sul territorio si manifesterà nei piatti proposti che saranno la sintesi della secolare presenza degli ebrei a Vercelli.
Rossella Bottini Treves, presidente Comunità ebraica di Vercelli
(18 novembre 2016)