Inquietudine
Questo è il capitolo nuovo che Primo Levi inserisce nel libro. Si intitola Iniziazione. Consiste di quattro fogli dattiloscritti in copia carbone posti dopo il secondo intitolato Sul fondo (questo titolo era tra i possibili del volume del 1947). Con queste pagine Levi fornisce numerose informazioni sul Lager: la confusione delle lingue e Babele, i sogni, il pane come moneta, il lavatoio, Steinlauf. Qui per la prima volta parla in modo diretto della necessità di testimoniare: bisogna sopravvivere “per raccontare,per portare testimonianza”. Una riflessione che appartiene alla seconda edizione del libro, maturata nel frattempo. Prima di arrivare a questi fogli dattiloscritti Levi ha scritto e riscritto il capitolo nuovo tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta, quando già pensava a una ripubblicazione del libro. Su un quaderno manoscritto esiste un diverso attacco del capitolo: “Dal primo mese di Lager non ricordo che un succedersi di giorni plumbei, una sensazione continua di schiacciamento, di naufragio. Mi pareva assurdo sperare di sopravvivere, e mi sembravano ridicoli e pietosi, come conati del topo, che si rigira nella trappola, i tentativi dei miei compagni più forti per migliorare la loro condizione”. La differenza con la versione poi scelta è notevole. Levi sceglie la presa diretta, collocando la voce narrante dentro il Lager, nel momento presente, e utilizza il presente indicativo: … Sono stato assegnato”,
“Io non ho sonno…”; “Ho troppe cose da chiedere”. Nella versione scartata c’è una messa a distanza temporale e i tempi sono al passato. Resta anche il sentore di un abbattimento, uno stato depressivo, insieme a una presa di distanza dai compagni, che tentano di migliorare la propria condizione. L’immagine del topo “che si rigira nella trappola” è efficace e rimanda ad altri topi presenti successivamente nella sua opera. La scelta finale è quella di un racconto in cui ciò che accade e ciò che pensa sono nello stesso tempo verbale, inscindibili. Scompare il giudizio sui compagni. Nel quaderno manoscritto un’altra versione di inizio del capitolo: “Sepolto nelle interminabili ore di lavoro sotto lo spesso strato del disagio fisico acuto, la coscienza della mia disperata condizione bruciava come un ferro rovente nei pochi minuti di rilassamento della giornata: al risveglio segnatamente, dopo la tregua clemente del sonno”. Anche l’immagine del “ferro rovente” è forte, ma probabilmente il tono non lo convince del tutto. Preferisce far emerge la “disperata condizione” di ciò che accade intorno a lui e la pagina dattiloscritta affidata Einaudi contiene un ritmo più veloce, rapido; è il susseguirsi di cose e avvenimenti inframmezzate da riflessioni altrettanto celeri e fulminee. Più che “disperata condizione” è la parola “inquietudine” che dà il tono al brano inserito, che si legge ora nel dattiloscritto.
Marco Belpoliti, scrittore
(27 novembre 2016)