nemici…

Uno dei criteri seguiti dai Maestri d’Israele nell’interpretazione dei racconti della Torah è quello di considerarli come anticipazione di eventi che si sarebbero poi verificati nella storia del popolo ebraico “maasè avot siman labanim”.
Nelle vicende riguardanti Isacco ha particolare rilievo il racconto dei pozzi scavati da questo patriarca, inizialmente si tratta di quelli già aperti dal padre Abramo ed ostruiti dai Filistei che li riempiono di terra, poi di nuovi che egli apre, procurando acqua viva, ed ai quali assegna nomi che, in un primo tempo, riportano il segno dell’ostilità di cui era fatto oggetto e solo in ultimo rappresentano il riconoscimento di un’opera realizzata con l’aiuto di D.O, di un bene acquisito e non più conteso “scavò un altro pozzo e su questo non ci furono contestazioni, lo chiamò – Rechovot (luoghi spaziosi),perché ora l’Eterno ha ampliato lo spazio per noi e potremo prosperare nel paese”. (Bereshit, Genesi, 26, 13-33). L’acqua di questo racconto , come ci hanno spiegato tanti Maestri, ha molti significati simbolici, rappresenta la Torah, la sapienza, la spiritualità, tuttavia non perde il significato concreto, perché l’acqua porta fecondità alla terra, porta prosperità e sviluppo, chi ostruisce un pozzo riempiendolo di terra compie un atto di ostilità che si ritorce contro il nemico ma anche contro se stesso poiché allontana dalla regione una fonte di vita. È il racconto antico della Torah, ma è anche la vicenda analoga dei nostri giorni, perché anche chi incendia boschi, chi distrugge la vegetazione colpisce un’altra fonte di vita, che è di tutti e per tutti, colpisce i “nemici” “ come se stesso. La Torah ci dice che alla fine il re dei Filistei comprende l’insensatezza di questo atteggiamento, soprattutto ravvisa nella tenacia di Isacco il segno di una benedizione divina che non poteva più essere contrastata. Ci vuole dunque molta forza di volontà a non arrendersi a questa insensata ostilità ma, come ci ricorda l’esegeta Ovadya Sforno, bisogna anche ricordare che solo dopo che Isacco invocò il Signore, solo allora lo scavo dei pozzi non incontrò più alcuna ostilità e il re che era stato così ostile stabilì con lui un patto di pace. L’acqua e gli alberi sono in terra d’Israele il segno dell’opera dell’uomo e della benedizione del Signore. La Torah ci dice che verrà il giorno che questa benedizione sarà riconosciuta da tutti, anche da coloro che oggi ci sono nemici. Ma i primi a riconoscerla come tale devono essere i figli del popolo ebraico.

Giuseppe Momigliano

(30 novembre 2016)