…futuro
Vai a Cuba e muore Fidel. Gli amici ti chiedono se tu c’entri qualcosa. Hemingway, a cui la rivoluzione non stava antipatica, si vede tuttavia requisire la bella villa all’Avana. Un dispetto all’americano, tanto per fare di tutta l’erba un fascio.
Torni in Italia e perde il Sì. Il fronte del No esulta, e l’Italia da una modesta ripresa si vede nuovamente sospinta verso imprevedibili sabbie mobili. Il centro (in senso puramente geometrico) non tiene più. La frammentazione del momento desta una sensazione di irrazionale anarchia. Ma la smetteranno mai i politici di occuparsi solo di equilibrismi da politicanti?
Disperante che, nello squallore del panorama umano e politico del momento, nessuno pensi, al di là dei propri interessi specifici e delle proprie specifiche rivincite, al destino di un paese.
In nulla e in nessuno si riesce più a distinguere una logica chiara, coerente. Ma chi l’ha mai detto che la storia debba svolgersi secondo modelli logici e prevedibili? È il bello dell’inatteso; purché non ci porti alla catastrofe.
Speriamo solo che questo rimanga ancora per molto tempo il Bel Paese.
Dario Calimani, Università Ca’ Foscari Venezia
(6 dicembre 2016)