La lezione di rav Steinsaltz:
“Per essere leader, serve agire”
“Mantenere e difendere quello che già c’è. Ma sempre in movimento, mai restando fermi. E poi progettare, sviluppare idee, proiettarsi verso il futuro. Saper dire di sì, ma anche saper dire di no. Cosa che non sempre è facile, lo capisco, ma inevitabile. Solo così saremo dei veri leader in grado di incidere nella vita e negli orientamenti delle nostre Comunità”.
Questo il messaggio che il grande rabbino e talmudista Adin Steinsaltz, ospite ieri dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha voluto condividere in occasione di un incontro sul significato e le sfide della leadership in campo ebraico tenutosi al Centro Bibliografico UCEI. Incontro molto atteso e intenso, focalizzato su diversi temi centrali nella dialettica comunitaria e apertosi con una introduzione della Presidente Noemi Di Segni.
Primo atto di fiducia nel futuro, ha sottolineato il rav, è quello di mettere al mondo dei figli. Quella infatti è la prova, ha spiegato, che nel futuro “ci si crede davvero”. Ma non basta concentrarsi sulle componenti già attive, su chi già frequenta le istituzioni e i luoghi ebraici. È importante ritrovare chi si è allontanato, coinvolgerlo, fargli ritrovare interesse e passione. “Chi oggi non partecipa, deve tornare a farlo. Le possibilità per un coinvolgimento ci sono sempre, e vanno percorse in tutti i modi. Perché certamente chi non partecipa non si è dissolto nell’aria. È fuori, è tra noi” ha affermato rav Steinsaltz, il cui messaggio è stato tradotto in italiano dal musicologo Massimo Acnfora Torrefranca.
Serve quindi concretezza, azione, passione. È fondamentale agire, respingere il pericolo dell’inerzia. “Un leader che non fa niente non è un vero leader. Magari non produce un danno tangibile e immediatamente valutabile nel presente, ma ha la responsabilità di non indicare una direzione a chi ripone fiducia nella sua figura e nelle sue parole. E se non si indica una direzione a chi vede in noi degli esempi, si riempie solo un posto, si occupa ingiustamente una poltrona. In questo caso non parlerei quindi di leader, ma di pezzi di legno. E nelle nostre Comunità, dalle più piccole alle più grandi, non ce lo possiamo permettere”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(6 dicembre 2016)