Rispettando il sì e il no
“La loro presenza nel fronte vittorioso, purtroppo, appare, almeno sul piano mediatico, alquanto sfocata e minimale. Non sembra che siano loro ad avere vinto, né, tanto meno, ad avere vinto – come tanto spesso si legge e sente dire – mi sembra che sia stata la Costituzione repubblicana”, sottolinea dalle colonne di Moked lo storico Francesco Lucrezi, in un commento al voto referendario e riferendosi al NO.
Riconoscendomi tra coloro che, sempre secondo le parole di Lucrezi (commento all’insegna della correttezza e della sportività), “si sono impegnati in buona fede per la democrazia, il diritto e la civiltà” sostenendo il NO, mi permetto di far rilevare come la giusta lettura, a mio parere, data dall’estensore del commento sia da estendere, però, anche al fronte del SI uscito sconfitto dalle urne.
Sarà infatti molto interessante, se qualcuno lo vorrà fare, studiare i motivi per i quali, da entrambe le parti, vi sia stata una virale interpretazione della campagna elettorale che, troppo spesso disinteressandosi del merito della questione e dell’essenza dello strumento referendario, è stata condotta all’insegna dell’offesa, della denigrazione, della distorta informazione e della contrapposizione “a prescindere”.
Particolarmente sarebbe da analizzare come questo clima si sia trasferito nei singoli cittadini (gli accesi dibattiti sui social lo dimostrano, con tanto di rotture di rapporti e scambi assai pesanti di “complimenti”), peraltro non in presenza di un quesito di immediato e diretto coinvolgimento come accaduto altri casi (divorzio, aborto, ecc).
Ora, avendo vissuto il tutto dal fronte del NO, pur nel pieno e per me ovvio liberale rispetto del diverso orientamento, posso testimoniare di essere stato omaggiato, dalla parte del SI, di titoli quali “fascista”, “antisemita”, “pecora”, “traditore”, ovviamente “accozzaglia” e via dicendo, se non sempre in forma diretta comunque quale titolare di una quota parte della posizione avversa a una riforma che ho ritenuto sarebbe stata peggiorativa.
Tale clima si è peraltro trasferito anche nel dibattito in ambito ebraico e anche su questo sarebbe interessante aprire un serio, pacato, approfondimento.
Un convegno non basterebbe, poi, per definire quanta responsabilità abbiano i media nel dar troppa voce a chi urla e “conta”, rinunciando troppo spesso a quel lavoro di aperto approfondimento sui temi, al servizio del cittadino.
Insomma, professor Lucrezi, condivido la Sua analisi ma eviterei di farne caratteristica di una sola parte ovvero, per dirla con il Duca di Mantova, in questo caso SI e No “per me pari sono”.
Gadi Polacco
(8 dicembre 2016)