Levi Papers – Così era Emilia

belpolitiAperto da quell’avverbio – “Così” –, che suona come un colpo di gong, questo è uno dei brani più commuoventi di Se questo è un uomo. Si tratta di un passo aggiunto alla seconda edizione del 1958; non c’era nel 1947. Come mai? Questa è una delle emersioni di Primo Levi, uno di quei passi che escono dalla sua memoria e che aggiunge qui e là nel libro, e che rendono le due edizioni così diverse. Se oggi si legge il brano nella pagina, non ci si accorge dell’aggiunta. Questo perché lo scrittore lavora sempre con piccole tessere, brevi passi, salvo inserire anche interi capitoli nel libro del 1958 come “Iniziazione”. Dove sta la commozione? Negli aggettivi che definiscono la bambina Emilia Levi, morta nella prima selezione ad Auschwitz all’arrivo: curiosa, ambiziosa, allegra e intelligente. Sono quattro definizioni della sua personalità. La curiosità è la prima; una qualità che corrisponde a Primo, al suo stesso carattere; uno dei grandi valori della sua vita, spesso dichiarato. Ambiziosa: è davvero splendido detto di una bambina (di un bambino, in generale). immagine-5L’ambizione come virtù, e non come un difetto, anzi. Poi: allegra e intelligente; quasi una coppia. Allegria: una qualità importante per Primo, fondamentale in un bambino o bambina. Il sale della vita. Alla fine l’intelligenza, grande dote; aggettivo-sostantivo posto per ultimo, come a chiudere la definizione di Emilia. Nel cerchio di questi quattro aggettivi c’è tutto. Poi segue un’immagine fortissima, che Levi avrebbe potuto dilatare, sino a farne un racconto: il padre e la madre che fanno il bagno a Emilia dentro un mastello di zinco. Con l’acqua tiepida “che il degenere macchinista tedesco aveva consentito a spillare dalla locomotiva”. L’attenzione cade su quell’aggettivo: “degenere”. Fa venire in mento l’ “arte degenerata”, quella esposta dai nazisti. Il significato della parola: allontanarsi dalla proprio stirpe, dal genus. Levi preleva questo aggettivo da un altro contesto e lo pone qui. Un contrasto. Quindi un verbo: “spillare”, di origine manzoniana, ma anche tecnologica; viene senza dubbio dalla chimica. Chiude il tutto un verso: “che ci trascinava tutti alla morte”. La parola morte chiude il brano inserito con questa strisciolina. Tutti vanno alla morte. Emilia è morta. Tutti sono morti. La locomotiva ci ha trascinati alla morte. Fortissima chiusa.

Marco Belpoliti, scrittore

(11 dicembre 2016)