Ticketless – Quello che…
Quello che dobbiamo a Paolo De Benedetti è bene dirlo in forma di decalogo, senza riuscire, temo, a raggiungerlo nelle sue mirabili doti sintetiche: 1) l’umanità del suo insegnare dialogando 2) la capacità di spiegare cose complicate senza la boria accademica 3) la generosità che lo portava a collaborare con tutti, anche con le più anonime e non paludate riviste e rivistine 4) l’amore per i gatti, per la carta stampata, per i giochi di parole e per la divulgazione radiofonica 5) dimostrare con i fatti che un bravo studioso deve essere anche un bravo redattore, l’ethos dei refusi: come il mondo un testo si può emendare 6) la disinvoltura nel saper mettere tutti a proprio agio e dire una parola di consiglio a ogni tipo di pubblico 7) conservare intatta la forza del dialetto: la “gran bataja” della vita si combatte ovunque, non solo a Moncalvo 8) la severità con cui ha saputo denunciare in privato, a voce bassa ma con effetti dirompenti, l’ipocrisia dei sapientoni 9) il virtuosismo di un Maestro che ha camminato sul filo sospeso del dialogo ebraico-cristiano facendo piroette meravigliose senza mai cadere giù 10) dare fiducia ai giovani, insegnando loro che l’Alfieri, suo concittadino aveva torto a parlare di studio matto e disperatissimo. Studiare e divertirsi sono una sola cosa. Addio, caro Paolo.
Alberto Cavaglion
(14 dicembre 2016)