Gli aspetti irrilevanti

Valerio FiandraIn due categorie, sento dire, si dividono gli italiani: quelli che amano Paolo Sorrentino e quelli che lo detestano. C’è n’è una terza, ma temo di essere – ancora una volta – in limitatissima compagnia: quella di non crede che il mondo si divida in due categorie.
A me, per esempio, il regista Sorrentino piace da ‘assaje’ a ‘molterrimo’, mentre lo scrittore meno, da ‘manco pa’ a capa’ a ‘assaje’. “Hanno Tutti Ragione”, il suo primo (e sostanzialmente unico) romanzo (Feltrinelli), è poco meno di un capolavoro: storia, lingua, senso, leggerezza, personaggi, sapore – tutto di alto livello e ben mescolato, come una pizza di cui senti la morbidine (morbidità e libidine, scusate il neologismo) della mozzarella, la croccantezza della pasta, il dolce del peperone e la salinità dell’acciuga. Questo “Gli Aspetti Irrilevanti” ( Mondadori, 22 Euro – 9.99 in kindle edition), invece, è un calzone: promette bene visto da fuori, ma dentro è troppo pieno.
Peccato, perché le premesse (e le promesse – di una magnifica, complice intervista-conversazione fra D’Orrico e Sorrentino, sul Sette del Corriere della Sera) c’erano tutte: l’idea di prendere alcuni foto-ritratti d’autore (Jacopo Benassi) di personaggi sconosciuti ma la cui immagine è parlante, per costruire loro attorno le storie immaginarie, ma possibili, delle loro vite minori, è eccellente. Infatti, quando ci riesce, Sorrentino centra lo scopo: mostrarci quanto l’apparenza inganni, quanto fragili e eroici siamo – pur nel disinganno comune. E ci sono momenti di vero divertimento, quando il grottesco non vira in cupo, quando la malinconia non cede al romanticismo. I ritratti dei malavitosi sono superbi, certi segnali di profonda comprensione dell’incomprensibilità del femminile sono precisi e commoventi. Ma è nell’insieme che il quadro non regge, nonostante la cornice sia solida e qualche particolare perfetto. Alla fine, quel che ti resta negli occhi sono le scene di questo film di istantanee in movimento, e l’aspettativa di poter entrare meglio, adesso, nelle pieghe di ombra e luce dei film di Sorrentino. Regalatelo, dunque, a chi appartiene alla prima e alla terza categoria. Ma alla seconda, regalate “Hanno Tutti Ragione”, e vedrete: cambieranno categoria.

Valerio Fiandra

(15 dicembre 2016)