JCiak – Jackie regina d’America
Ha un sapore per molti versi scontato, la nomination di Natalie Portman ai Golden Globes, il premio della stampa straniera a Hollywood che spesso anticipa gli Oscar. In America Jackie, il film del cileno Pablo Larrain che la vede nei panni della first lady Jackie Kennedy, stenta un po’ a ingranare al botteghino natalizio, per tradizione incline al sorriso più che alla tragedia. La performance dell’attrice israelo-americana ha però sedotto la critica.
Natalie Portman, che ricordiamo alle prese con le tragiche ossessioni de Il cigno nero di Darren Aronofski che nel 2010 le valse l’Oscar, in questo innovativo biopic (nelle sale italiane a metà febbraio) tocca corde assai diverse per raccontare in modo egregio il dolore, l’eleganza e il coraggio con cui la first lady affronta i giorni che seguono l’assassinio di John F. Kennedy.
Jackie è il ritratto intenso di una donna e di un paese che forse solo un regista non americano poteva girare. In uno script notevole, che ha valso al suo autore Noah Oppenheimer il premio per la migliore sceneggiatura al Festival del cinema di Venezia, il racconto si concentra sui giorni che seguono l’assassinio di John F. Kennedy (Peter Saarsgard). La vicenda della first lady si staglia così sullo sfondo di una tragedia destinata a segnare per sempre gli Stati Uniti.
In quella piazza di Dallas, gli spari che lordano di sangue l’abito rosa di Jackie Kennedy, uccidono un sogno al tempo stesso personale e collettivo. Ma pure svuotata dallo choc e dalle lacrime, la first lady riesce, per miracolo, a tenere insieme i pezzi: il suo lutto, quello dei suoi figli bambini, l’abisso della tragedia nazionale, le pressioni politiche. “La gente deve poter credere nelle favole”, mormora mentre cerca di non lasciare morire, insieme a John F. Kennedy, il mito della Camelot americana.
Natalie Portman s’immerge con garbo nello charme di Jackie Kennedy e ne evoca i gesti e le espressioni che i media hanno reso celebri con un’immediatezza che impressiona. Dopo averla vista sembra quasi impossibile che la scelta per questo ruolo era caduta in principio su Rachel Weisz, in queste settimane sul grande schermo con La verità negata, diretto da Mick Jackson, nella parte di Debora Lipstadt, la professoressa chiamata dal negazionista David Irving a provare la realtà della Shoah.
A insistere sulla Portman con il produttore Darren Aronofsky è stato, fin dal principio, il regista Pablo Larrain. “Gli ho detto, cortesemente ma in modo molto chiaro, che avrei fatto il film solo con Natalie”, ha spiegato a Variety. “Ci sono altre attrici che possono fare un ottimo lavoro. Ma lei ha quell’aria di mistero che aveva Jackie. Jackie si è trovata in una situazione al tempo stesso così reale, potente, violenta e difficile. Com’è riuscita ad affrontare tutto questo? Abbiamo molte informazioni su di lei, ma nessuno sa davvero chi era. Anche guardando Natalia non sai. Dove sei? ti viene da chiederle. E quando ti poni questo genere di domande, le cose diventano cinematografiche, stuzzicanti e pericolose”.
L’8 gennaio scopriremo se Natalie Portman l’ha spuntata ai Golden Globes su colleghe di talento come Jessica Chastain, Amy Adams, Isabelle Huppert e Ruth Negga. Se la risposta sarà positiva, la corsa agli Oscar si annuncia sotto i migliori auspici.
Daniela Gross
(15 dicembre 2016)