amore…

Quando Yaakov ed Esaù, i due fratelli gemelli, si incontrano dopo gli anni di distanza e dopo l’odio dichiarato del secondo verso il primo, Esaù bacia Yaakov. Nella scrittura del Sefer Torà questo atto è caratterizzato da una punteggiatura superiore sulla parola, come a dire che su questo bacio bisogna riflettere. I maestri si dividono tra coloro che giudicano Esaù ancora una volta non sincero e che il suo bacio era stato programmato come morso che solo un miracolo ha trasformato in bacio e coloro, tra i quali rabbi Shimon Bar Yochai, che affermano che in quel momento, nonostante l’odio naturale di Esaù per Yaakov, il bacio fu sincero. Perché mai tutto questo rumore intorno ad un bacio? Che sia un bacio fraterno o un bacio d’amore di coppia, ma perché mai interrogarsi di fronte ad un gesto che a volte, specie nella cultura mediterranea, è quasi formale? Noi figli del mediterraneo sappiamo bene quanto il bacio sia significativo e quante strade espressive può avere: dall’amore, alla sottomissione, dall’accettazione del potere, alla connivenza, dall’affetto, alla pura educazione. Arriva il Cantico dei Cantici e pone di fronte a noi i versetti: “Mi baci con i baci della sua bocca”. Prima ancora della nascita dell’Amore e dell’unione con il Divino invochiamo i baci, preghiamo per i baci. Lo Zohar domanda: “Perché mai re Salomone ha usato espressioni così pericolosamente fisiche per indicare l’amore tra il mondo di Dio e quello degli uomini ed ha aperto il suo grido poetico e spirituale con una invocazione: “Mi baci!” Davvero non esiste amore tra due che aderiscono l’un l’altro se non nel bacio ed il bacio si dà con la bocca, che è la sorgente del soffio e il luogo da cui esso esce. Quando si baciano l’un con l’altro i soffi aderiscono questi a quelli e diventano una sola cosa. Allora l’amore è Uno!” (Zohar Terumà).

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(16 dicembre 2016)