Ebrei in Piemonte, storia e racconto
Sala gremita a Palazzo Lascaris, a Torino, per la presentazione del volume “Gli ebrei in Piemonte. Lezioni di Alberto Cavaglion” (Editrice Impressioni Grafiche, 2016), testo che si presenta come una rielaborazione di più di venti incontri tra lezioni, conferenze, tavole rotonde promosse dall’Amicizia Ebraico-Cristiana di Torino, ente che ne ha curato la pubblicazione, con il sostegno della Comunità ebraica di Torino e del Consiglio Regionale, rappresentato dal vicepresidente Nino Boeti. Filo rosso di questi incontri, oggi messi nero su bianco, è il tema della presenza ebraica in Piemonte e la direzione seguita per lo studio di tale fenomeno è quella dello storico Arnaldo Momigliano: esiste una via piemontese alla storia delle idee.
“Estremamente agile e perfettamente adeguato per intenti divulgativi e didattici, il volume presenta un quadro molto accurato e al tempo stesso di piacevolissima lettura della vicenda storica degli Ebrei in Piemonte dal XV secolo ai giorni nostri” commenta Dario Disegni, presidente della Comunità ebraica di Torino. A ricordare la genesi del libro è Maria Ludovica Chiambretto, vicepresidente dell’Amicizia ebraico-cristiana. “Questo piccolo e prezioso libro ha avuto una sua discreta fortuna. Uscito per la prima volta nel 2002 in forma provvisoria e di fascicolo per essere messo a disposizione dei partecipanti ad un ciclo di lezioni sull’ebraismo, andò presto esaurito. Da fascicolo prese poi le forme di un quaderno e andò nuovamente esaurito”. Da qui nasce l’idea di proporre all’autore di riprendere in mano il lavoro, offrendo una nuova edizione, ampliata di contenuti, più rilevante nella parte iconografica e con una significativa bibliografia per fare dell’opera “uno strumento per comprendere meglio le vicende degli ebrei piemontesi, tassello imprescindibile per la comprensione e lo studio della storia subalpina”.
A dialogare poi con Cavaglion, docente di Storia dell’Ebraismo all’Università di Firenze, è Chiara Pilocane docente di Lingua e letteratura ebraica presso l’Università di Torino e direttrice dell’Archivio Terracini. “La veste letteraria delle ventidue lezioni di cui si compone il volume si rifà al racconto breve, qualità narrativa di Alberto Cavaglion che ben si sposa con la sua capacità di intrecciare nei suoi testi la Storia con la S maiuscola alla storia – alle storie – con la s minuscola dimostrando come la distinzione sia fittizia, convenzionale e anzi fuorviante per una giusta comprensione dei fatti e fenomeni storici”.
Pilocane definisce i molti temi trattati come delle “finestre aperte, a volte spalancate a volte solo socchiuse, su una storia lunga complessa su cui c’è ancora molto da indagare”. “Le lezioni di Cavaglion”, conclude, “ non sono sempre “definitive”, ma sono di stimolo e sollecitazione per ricerche future”. Poi introduce il tema della scomparsa della cabbalà dagli orizzonti e interessi dell’ebraismo piemontese nell’Ottocento, aprendo così il dibattito con l’autore. Lo stesso Cavaglion ha definito tale fenomeno in un capitolo del libro “Una specificità dell’ebraismo piemontese”.
“Quando si parla di circolazione di libri ebraici in Piemonte bisogna tuttavia subito specificare che si tratta quasi sempre di libri liturgici, di trattati talmudici. Anche ad una sommaria ricognizione colpisce infatti la pressoché totale assenza di una tradizione mistica e, nella fattispecie, di edizioni di libri cabbalistici. L’origine provenzale della maggior parte della popolazione ebraica insediatasi in Piemonte dal Quattrocento in poi potrebbe indurre ad altre conclusioni. La Provenza non fu insensibile alle seduzioni della mistica ebraica, ma sembrerebbe che gli ebrei piemontesi abbiano preferito ereditare la spinta razionalistica che veniva dal magistero di Maimonide (1135-1204): interessi normativo-giuridici, da un lato, o inclinazioni medico-scientifiche, dall’altro” (Cavaglion, 2016: 23, 24).
Alice Fubini
(16 dicembre 2016)