Le ragioni del No
Il risultato del referendum del 4 Dicembre è stato accolto, anche su queste pagine, con timore e inquietudine quasi in maniera univoca. Sinceramente sento di condividere solo in parte queste sensazioni, fin dall’inizio non sono riuscito ad identificarmi in nessuno dei due fronti e nella loro campagna, e ciò che mi ha condotto infine ad esprimere un voto contrario sulla riforma costituzionale, è stato soltanto la riforma stessa, – la quale, come hanno sostenuto una buona parte dei sostenitori del Sì “lasciava comunque a desiderare” o “poteva esser fatta meglio” – e la percezione del rischio che essa un giorno avrebbe attribuito un eccessivo potere ad un qualunque futuro premier e al suo partito vincente, depotenziando così il Parlamento. Sembrerà paradossale, ma ho votato No guardando al domani, proprio per contrastare i sostenitori del No. I quali come ha scritto correttamente Francesco Lucrezi, “amano la Costituzione quanto Erode amava i bambini”, e hanno appoggiato questa battaglia soltanto come pretesto per far cadere un governo. Non c’è dubbio i “vincitori” sono comunque loro, sono stati i primi a parlare sulle grandi emittenti quando il risultato era ormai chiaro, questo voto è stato interpretato anche sui media internazionali come una vittoria anti-establishment e anti-europeista. Ma questa lettura è per certi versi arbitraria, trovo inesatto comparare questa votazione con il “leave” del Regno Unito o con la vittoria di Donald Trump negli Usa, finché non vi saranno nuove elezioni non avrà vinto nessuno, e chiunque vincerà sarà in ogni caso tenuto a freno da un sistema politico che dal 1948 ha garantito, nel bene e nel male, la democrazia in questo paese. Non mi sembra poco, considerando il nostro passato e i brutti tempi che corrono.
Francesco Moises Bassano
(16 dicembre 2016)