Il privilegio di studiare
Vienna 1938. È un umido mattino di fine maggio e in via Bergasse 19 si chiudono alacremente gli ultimi bauli. Casa Freud è costantemente sorvegliata dalla Gestapo. Sono giorni che il professor Sigmund non dice più una parola, pietrificato all’idea del viaggio: detesta i treni, il caos delle stazioni, la velocità, ma stavolta non può evitarlo, non può tergiversare. Neppure la sua fama lo protegge più. Con i nazionalsocialisti alle porte deve scappare a Londra, dove c’è la bella casa di Hampstead che lo aspetta, o almeno così gli hanno detto. Non è un momento qualsiasi: Freud, già provato dalla malattia, si volge indietro e guarda negli occhi, forse per la prima volta, quell’ebraismo a cui appartiene e che oggi lo sta costringendo a scappare. Nell’ultimo dei tre saggi che compongono l’opera su Mosè e il monotesimo scrive amaro e conciso: «Viviamo in un tempo in cui il progresso ha stretto un patto con la barbarie». Com’è noto, il senso di quest’ultima opera sarà rileggere in chiave critica quelle radici ebraiche per le quali è stato costretto all’esilio. Come ci fa notare lo storico Yosef Haim Yerushalmi, esaltando la figura di Mosè, Freud esalta lo slancio verso la purezza e l’integrità dell’anima, lo slancio verso l’ethos e la verità insiti nell’ebraismo e ripreso dalla psicoanalisi. A sottolineare l’importanza e le ricadute del pensiero freudiano sulla pedagogia contemporanea, psicanalisi come scienza dell’anima e dell’interezza dell’essere umano a partire dalla prima infanzia con le sue pulsioni e istinti, è oggi la professoressa Antonella Castelnuovo, docente di pedagogia ebraica del Diploma Universitario Triennale in Studi Ebraici dell’UCEI (è anche docente di mediazione linguistica e culturale all’Università La Sapienza di Roma), che inaugura l’anno accademico 2016-2017 con un corso che si annuncia sorprendente proprio sulle grandi figure del pensiero pedagogico e educativo, da Emil Durkheim a Melanie Klein, da Anna Freud al padre Sigmund, da Edgar Morin a Martin Buber a Emma Castelnuovo, da Reuven Feurstein a Lev Vigotsky, e altri giganti della pedagogia moderna. «Tutto l’ebraismo è in sé un immane sistema educativo che accompagna l’individuo dalla nascita fino alla morte. Scuola, famiglia, sinagoga sono collegate e procedono all’unisono. Quali gli strumenti educativi e le abilità? È un apprendimento rivolto alle funzioni mentali, scrittura, lettura, capacità di astrazione, linguaggio, capacità di argomentazione, insomma tutto ciò che punta a formare le facoltà mentali superiori. E questo fin da piccoli», spiega Antonella Castelnuovo. «Il sistema cognitivo e di apprendimento ebraico, una vera semantica del linguaggio, porta all’esegesi e all’interpretazione. Non a caso Freud usava, nella seduta analitica, un sistema di procedere tutto ebraico. Il corso che terrò verterà su testi ebraici paradigmatici e sul pensiero di alcuni autori tra cui Buber, Freud e Lev Vigotskij».
Ma Castelnuovo non è il solo fiore all’occhiello del bouquet di docenti e corsi d’eccellenza proposti quest’anno dal Corso di Laurea triennale in Studi Ebraici dell’Unione delle Comunità Ebraiche (riconosciuto dal MIUR), di cui si sono appena aperte le iscrizioni (la retta è davvero vantaggiosa, circa 1000 euro l’anno).
Un’occasione irripetibile per ascoltare professori-star e lezioni di qualità ma anche cibo per l’anima, un modo per nutrire non solo la propria identità ebraica ma anche per imparare ad argomentare con autorevolezza le mille implicazioni dell’essere ebrei nel mondo contemporaneo; dalla storia ebraica alla politica, dalla Storia del Sionismo alla Halachà, dalla pedagogia all’arte. Per ebrei cittadini del mondo, protagonisti di una ebraicità colta e mai ingenua. «Quest’anno ci saranno nuovi docenti dall’estero: ad esempio Giuseppe Veltri, direttore del Maimonides Centre fro Advanced Studies dell’Università di Amburgo e Cyril Aslanov, professore all’Università di Aix-Marseille. Presto, inoltre, dovremmo portare a casa dei nuovi accordi con i più prestigiosi atenei d’Italia», dice Myriam Silvera, coordinatrice del Diploma Universitario triennale e del Master annuale dell’UCEI (ci si può iscrivere da tutta Italia e seguire le lezioni in diretta su Skype o richiederne le registrazioni se non si è riusciti a parteciparvi). E inoltre: Letteratura yiddish di Roberta Ascarelli (direttore dell’Istituto Italiano di Studi Germanici), quelli di Storia moderna e marranesimo di Myriam Silvera (docente di Storia degli ebrei all’Università Tor Vergata), corsi di Torà con rav Benedetto Carucci, di Talmud con rav Riccardo di Segni… Qualificante sarà il corso “La letteratura israeliana dopo Agnon”, del carismatico Cyril Aslanov che spiega: «Sin dalla fine degli anni ‘50, risuonarono varie voci fra i giovani scrittori israeliani di allora per contestare l’autorità di Agnon nell’orizzonte delle lettere ebraiche. Vorrei indagare in che consista questa sfida degli enfants terribles della letteratura ebraica rinnovata dopo Agnon. Tuttavia, i rappresentanti di quello stil novo nelle lettere israeliane (A. B. Yehoshua, Amos Oz, David Grossman, Yehoshua Kenaz, Meir Shalev), sono diventati a loro volta un modello da imitare o da rifiutare. Esamineremo in un secondo tempo David Shahar, voce dissidente fuori dal coro. E poi autrici in cerca di una scrittura meno infeudata al mainstream (Zeruya Shalev; Orly Castel-Bloom; Ronit Matalon; Dorit Rabinyan). Quindi, studiaremo le ragioni del successo sorprendente dell’autore postmoderno e minimalista Etgar Keret». E ancora, il corso di Filosofia e mistica ebraica tenuto da Gianfranco Di Segni, un’introduzione all’etica ebraica che prenderà le mosse dagli “Otto capitoli” (Shemonà Peraqim) di Maimonide, ossia l’introduzione che il Maestro di Cordova scrisse al Pirqè Avoth, il testo fondamentale della dottrina morale ebraica.
Fiona Diwan
(16 dicembre 2016)