…container

Fermo ad aspettare l’ennesimo treno, vedo passare un trasporto merci carico di container. Le merci non conoscono ideologie né identità, non si fanno la guerra perché il loro interscambio dipende da un mezzo indispensabile e neutrale, democratico e antirazzista, troppo spesso ingiusto: il denaro. Lo storico israeliano Harari per la verità sostiene che il denaro di per sé non è né giusto né ingiusto, ma neutro e del tutto virtuale. Una convenzione che mette d’accordo tutti gli umani, anche quando fra loro si dichiarano nemici. Può essere, ma è anche certo che il suo uso genera ingiustizie. I romani dicevano “pecunia non olet”, noi non ci facciamo neppure più caso. Fatto sta che su quel trasporto democratico e antideologico viaggiano fianco a fianco verso lo stesso porto due container della Zim (compagnia di interscambio mercantile israeliana), due con le insegne della Repubblica islamica dell’Iran e altri tre o quattro della americana MSC. Ora, il pensiero banale che viene subito in mente è: dove stiamo sbagliando? Perché un errore di fondo ci deve pur essere in un mondo in cui le merci viaggiano liberamente, protette dalla convenzione neutrale del denaro, e le persone invece no. Un mondo in cui non è pensabile che un iraniano viaggi verso Tel Aviv e un israeliano visiti Ishfahan, mentre gli stessi viaggi – magari senza etichette – possono essere effettuati da merci di identica provenienza, è un mondo profondamente malato.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(23 dicembre 2016)