Otto giorni otto luci
La forza di Giacobbe
Isaiah Horowitz, meglio noto come Shelah ha-Kadosh (1565-1630), insegna che tutte le nostre feste hanno una relazione con i brani della Torà dei sabati in cui cadono. Così è anche per Chanukkà, che è in relazione con Giuseppe, perché coincide sempre con i due brani della Torà (Vayeshev e Miqqetz) che ne mettono in rilievo la figura. Levi Yitzchak di Berditchev (1740-1809), inoltre, nell’opera Kedushat Levi asserisce che addirittura il mese di Kislew è collegato con Giacobbe. Il collegamento lo rileva dal verso della Torà: “e Giacobbe partì per la località di Sukkot e costruì per sé una casa (vayven lo bait)”. Il valore della parola lo/per sé è 36 come i lumi che accendiamo sulle porte della casa negli otto giorni di Chanukkà, la cui durata è come quella della festa di Sukkot (7+1). Per vincere la forza accecatrice dei greci e dei loro eredi, bisogna risvegliare in noi la forza di Giacobbe che neanche quell’angelo rappresentante di Esaù, lo yakhol lo, ha potuto accecarlo intellettualmente.
Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
(27 dicembre 2016)