Festeggiando Hanukkah – L’energia che dipende da noi
Il turista che va in Irlanda non può mancare di visitare uno dei più impressionanti monumenti dell’antichità, risalente a circa 5 mila anni fa. Nella necropoli di Newgrange, poco a nord di Dublino, un enorme tumulo emisferico presenta una piccola apertura sopra la porta con un lungo cunicolo che s’illumina con la luce solare, per pochi minuti, in un solo giorno dell’anno: il 21 dicembre, solstizio invernale. Segno di perfezionate conoscenze naturali agli albori della civiltà e probabilmente di un culto solare. Che cosa c’entra con Hanukkah, la festa apparentemente più recente del calendario ebraico? C’entra, per strade sotterranee e rimosse. Ogni festa ebraica ha più significati, associando di solito un significato agricolo a uno storico religioso. Ma quando parliamo di Hanukkah pensiamo subito alla rivolta dei Maccabei e al miracolo dell’olio. E’ così, ma non solo. Dentro Hanukkah ci sono tante cose. Hanukkah è una scala che bisogna salire fermandosi ad ogni gradino per capire. La festa più recente del calendario ebraico è la più antica, la prima, istituita da Adamo, il primo uomo, che vedendo le giornate solari accorciarsi fu preso dal panico, e si rasserenò solo quando vide che dopo il solstizio invernale le giornate tornavano a allungarsi. Lo racconta il Talmud (Av. Z. 8a), che precisa che la festa di Adamo durava otto giorni e presto degenerò in un culto idolatra. Il Talmud sta attento qui a non parlare di Hanukkah, ma l’analogia è ben evidente. E’ anche chiaro perché la festa non fu ripresa dall’ebraismo biblico. Era diventata festa pagana. Ma allora perché ricompare? La risposta la fornisce il Libro dei Maccabei, quando racconta la storia della rivolta. Una volta riconquistato e restaurato il Tempio, la festa dell’inaugurazione venne fatta, a dispetto dei greci, proprio nel giorno in cui l’avevano profanato tre anni prima. Era il 25 del primo mese invernale, giorno in cui i greci celebravano la festa del sole. I restauratori del Tempio trasformarono così la festa pagana in festa ebraica, mantenendo la data (data strana, il 25 del mese non ci sono altre feste nel calendario ebraico). Un processo analogo lo compì qualche secolo dopo il cristianesimo trasformando il “giorno natale del sole invitto” del 25 dicembre nella festa del Natale. La natura lunare del calendario ebraico fa sì che non sia più stretto il legame con l’evento solare, ma il giorno 25 invernale ne mantiene le tracce inequivocabili. Il secondo livello è quello agricolo, anche se non se ne parla quasi mai in questo senso. Come Pesach, Shavuot e Sukkot, Hanukkah è una festa agricola, corrispondente al tempo della raccolta delle olive e della produzione dell’olio. Dalla luce del sole si passa alla luce prodotta dal combustibile ancora oggi più nobile, l’olio di oliva. Evidentemente ai maestri premeva sottolineare il senso spirituale. E poi c’è la storia, la rivolta e la vittoria. Anche qui silenzio o poche notizie nelle fonti rabbiniche. Il motivo è chiaro quando si pensa che la rivolta dei Maccabei portò al potere la famiglia degli Asmonei, che ebbe nei confronti dei rabbini un atteggiamento oppositorio e persecutorio. Ai rabbini non andava a genio festeggiare la salita al potere di una classe nemica. Bisognava trovare altri sensi in un evento che comunque segnava una svolta nella storia ebraica. E’ qui che si inserisce la storia del miracolo. L’ampolla d’olio che bastava per un solo giorno e che invece durò per otto giorni. Il tempo per andare in un frantoio speciale, fare l’olio e tornare a Gerusalemme con olio nuovo puro. Di questa procedura non c’era bisogno, si poteva in casi di necessità usare un olio non puro o farlo nel frantoio più vicino. Tutta la storia del miracolo ha un senso che va al di là del semplice racconto. E’ qui che si gioca il senso superiore di questa festa. Che cosa sono la lampada (ner), lo stoppino (petilà), l’olio (shemen)? Un commento chassidico rileva che le iniziali delle tre parole compongono la parola nefesh, la persona vitale. La lampada è il recipiente materiale (keli), l’olio è l’energia che dà la luce (or). Nel mondo spirituale c’è tanta energia che i recipienti materiali non riescono a contenerla (shevirat kelim). Nel mondo materiale l’energia scarseggia. Gran parte delle guerre si fanno per averla. In realtà la fonte dell’energia è altra e bisogna capire da dove viene. La storia del miracolo di Hanukkah è una rappresentazione dell’enorme disponibilità di energia spirituale. Il miracolo che si manifesta a Hanukkah non è limitato a quei giorni, ma è quello quotidiano della vita e della sopravvivenza dei valori spirituali. L’olio puro, il miracolo dell’esistenza non si esaurisce mai. La prima rivelazione divina a Mosè avviene in un roveto, che brucia ma non si consuma. L’energia è infinita, sta a noi farla brillare.
Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
Pagine Ebraiche, dicembre 2009