Di Canio: “Pentito di tanti errori. I tatuaggi ne sono il simbolo”
A distanza di diversi mesi, l’ex calciatore e commentatore Paolo Di Canio torna a parlare del suo passato fascista. In un’intervista al Corriere della Sera, Di Canio definisce il saluto romano e i tatuaggi fascisti che porta sul corpo come “il simbolo di ciò che sono stato, compresi gli errori”. Parole che arrivano a distanza di alcuni mesi dal messaggio di scuse inviato dallo stesso Di Canio alla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, in cui l’ex calciatore della Lazio condannava le leggi razziste emanate da Mussolini e l’antisemitismo in generale. Un presa di posizione, quest’ultima, arrivata dopo la pubblicazione di un articolo sul Portale dell’ebraismo italiano, in cui veniva denunciata la sua partecipazione come opinionista a un programma di approfondimento dedicato al calcio inglese su Sky Sport e dopo che sui social era circolata una sua foto con tanto di vistoso tatuaggio Dux esibito sul braccio destro. “Opinioni a fior di pelle” titolava allora l’articolo di moked.it, aprendo il caso nel mondo dell’informazione. Un caso che portò poi alla sospensione del contratto di collaborazione tra Di Canio e l’emittente televisiva.
“Abbiamo fatto un errore. Ci scusiamo con tutti quelli di cui abbiamo urtato la sensibilità”, aveva sottolineato allora Jacques Raynaud, vicepresidente esecutivo Sky Sport & Sky Media.
Da quella iniziale denuncia pubblicata dal Portale dell’ebraismo italiano sono passati diversi mesi così come dalla lettera inviata da Di Canio alla presidente Di Segni – “I tempi che viviamo impongono grande attenzione alle parole che usiamo, ai gesti che compiamo e ai simboli che accompagnano la nostra vista privata ed in pubblico”, aveva risposto allora la presidente -, e oggi l’ex calciatore al Corriere spiega il perché di quel messaggio: “Mi chiedo cosa posso fare, a chi posso spiegare una volta per tutte il mio pensiero. La comunità ebraica è stata la più toccata da quella involontaria apparizione. Sono persone davanti alle quali posso solo chinare il capo. Ho preso carta e penna”. “Si aspettava una risposta più calorosa da parte della presidente Noemi Di Segni?”, chiede l’intervistatore. “Assolutamente no. Mi ha scritto di fare attenzione alle parole e ai simboli, aggiungendo che a una grande visibilità mediatica deve corrispondere un senso di responsabilità ancora maggiore. Condivido dalla prima all’ultima parola”.
Istanbul, il volto del terrorista. È ancora in fuga il terrorista dell’Isis che nella notte di capodanno ha compiuto una strage al Reina, famoso locale di Istanbul. Secondo le ricostruzioni, il responsabile dell’attacco, di cui sono rimaste vittima 39 persone, è un giovane originario dello Xinjiang, regione cinese abitata dalla minoranza musulmana turcofona degli uiguri. Il massacro, sottolinea La Stampa, è stato rivendicato dall’Isis che, in un comunicato diffuso per la prima volta in turco oltre che in arabo, afferma: “Un eroico soldato del Califfo ha attaccato uno dei più famosi locali di Istanbul dove i cristiani celebravano le loro feste da apostati (…) ospiti della Turchia, serva della croce”.
Veneto, il centro di accoglienza in rivolta. Nella notte tra lunedì e martedì i carabinieri e la polizia sono intervenuti nel centro di prima accoglienza di Conetta, una frazione del comune di Cona, in provincia di Venezia, per fermare una rivolta che era cominciata diverse ore prima. Gli ospiti nel centro, circa un migliaio di richiedenti protezione internazionale, avevano iniziato a protestare dopo la morte di una donna ivoriana di 25 anni, Sandrine Bakayoko, arrivata a Cona quattro mesi dopo essere sbarcata in Italia dalla Libia. Secondo i manifestanti, i soccorsi alla giovane sono arrivati troppo tardi. 25 operatori, racconta il Corriere, sono rimasti per ore assediati e bloccati nei loro uffici a causa dell’esplosione della protesta. Sulla morte di Bakayoko la procura ha aperto un’indagine.
Israelitico, il nuovo direttore generale. Nelle scorse ore è stato reso noto il nuovo direttore generale dell’Ospedale Israelitico di Roma: sarà Giovanni Naccarato a guidare l’ente, che, come racconta il Messaggero, mesi fa era stato “commissariato a seguito dello scandalo giudiziario che ha portato all’arresto dell’ex-direttore generale”. “Dopo un periodo decisamente difficile, – scrive il quotidiano – complicato dalla sospensione durata alcuni mesi delle autorizzazioni sanitarie della Regione Lazio, che ha determinato una inevitabile sofferenza finanziaria – non sono stati effettuati tagli al personale, né agli stipendi – ora si lavora al rilancio della struttura. Non a caso, Naccarato vanta una forte esperienza manageriale: dottore commercialista e revisore contabile, ha partecipato al risanamento e alla ristrutturazione di primari gruppi italiani quotati su mercati regolamentati”.
Le mappot di Roma verso gli Uffizi. Come anticipato a Pagine Ebraiche dal direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, il prestigioso museo fiorentino sta lavorando assieme al Museo ebraico di Roma per realizzare un’esposizione sulle mappot custodite da quest’ultimo. La Stampa di oggi racconta dell’iniziativa, sottolineando che “alcuni giorni fa è stato presentato alla biblioteca degli Uffizi di Firenze il volume Antiche mappòt romane. Il prezioso archivio tessile del Museo Ebraico di Roma (ed. Campisano), a cura di Doretta Davanzo Poli, Olga Melasecchi e Amedeo Spagnoletto”.
Netanyahu ascoltato dalla polizia. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha risposto ieri nella sua residenza ufficiale alle domande della polizia nell’ambito di presunti casi di corruzione.”Netanyahu – afferma Avvenire – ha smentito di aver commesso reati anche se ha ammesso di aver ricevuto denaro dall’imprenditore francese Amaud Mimran, condannato a 8 anni di reclusione per uno scandalo da 283 milioni di euro sul commercio dei permessi di emissione di anidride carbonica”.
Daniel Reichel
(3 gennaio 2016)