ORIZZONTI ‘Buona scivolata nel 2017’: se i tedeschi si augurano buon anno in yiddish

berlin-new-years“Buona scivolata”. È questo il curioso augurio che si scambiano i tedeschi per celebrare l’inizio dell’anno nuovo. Alcuni lo attribuiscono a una certa superstizione legata alla tipica condizione delle strade di Germania a fine dicembre: con ghiaccio e neve dappertutto il rischio di scivolare non manca, e augurandoselo, per una sorta di legge del contrappasso, non accadrà. Altri linguisti tuttavia avanzano una spiegazione diversa: che la parola “rutsch”, scivolata appunto, suoni in fondo molto simile all’ebraica “rosh”, testa, che come in italiano indica anche il capodanno (Rosh HaShanah). “Ma i tedeschi il 31 dicembre si augurano Shanah Tovah?” si è così chiesto Cnaan Liphshiz, corrispondente europeo della Jewish Telegraphic Agency.
“Molti sostengono che ‘guten rutsch’ sia uno delle centinaia di esempi di influenza sulle lingue germaniche del loro cugino di ceppo semita yiddish – spiega – Chi sostiene che ‘rutsch’ sia una deformazione di ‘rosh’ fa in parte affidamento sul fatto che il modo di dire sia relativamente nuovo, essendo stato documentato per la prima volta nel 1900 circa, e questo è compatibile con la teoria dell’origine yiddish perché la fine dell’Ottocento è stato un periodo di relativa apertura e reciproco influsso tra la cultura ebraica e tedesca in seguito al movimento dell’Haskalah (Illuminismo ebraico)”.
Tra i linguisti che si dichiarano concordi con questa posizione ci sono Heidi Stern, Leo Rosten, Alfred Klepsch and Petr Subrt.
E tuttavia, fa notare ancora Liphshiz, se anche il popolare augurio per il nuovo anno non derivasse davvero dall’yiddish, il legame tra le due lingue rimane innegabile.
“Nella sua ‘Enciclopedia delle parole tedesche di provenienza yiddish’, il linguista Hans Peter Althaus ha compilato una lista di 1100 termini, compresi alcuni chiaramente presi in prestito come ‘schlamassel’ e ‘meschugge’, che significano ‘fallimento’ e ‘pazzo’ – ma anche contributi più sottili”. Tra quelli menzionati, ‘miese’ che vuol dire brutto tempo e deriva da ‘misken’, ‘povero’, oppure ‘betucht’, ‘sicuro’ che in tedesco descrive i quartieri della città più agiati. Per non parlare dell’olandese ‘tof’, usato come esclamazione per dire ‘fantastico!’ e chiaramente legato a ‘tov’, ‘buono’.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la maggior parte della popolazione di lingua yiddish d’Europa è stata spazzata via. E se alcune comunità numericamente rilevanti sopravvivono in alcune città d’Europa, tra cui Vienna, Londra e Anversa, le influenze yiddish continuano ad arrivare provenienti soprattutto da un’altra fonte: l’inglese dei film, delle serie televisive e della musica americana. Perché negli Stati Uniti, dal bagel (il tipico panino a forma di ciambella), al lox (il salmone), l’yiddish permea il linguaggio a tavola e fuori, mentre il primo dizionario inglese-yiddish in 50 anni è stato pubblicato negli scorsi mesi dalla Indiana University Press. Una speranza per una lingua che ha fatto la storia ebraica. Ma anche, non va dimenticato, quella di tanti paesi, dall’Europa all’America.

Rossella Tercatin