Le masse pilotate
“Questi piloti snob e arroganti non sanno più riconoscere i bisogni dei passeggeri normali come noi. Chi pensa che dovrei guidare io l’aereo?”, questa domanda viene rivolta ai passeggeri di un aereo da un uomo con i baffi, protagonista di una recente vignetta pubblicata sul New Yorker dal disegnatore Will McPhail. Impossibile non pensare al populismo, e ai vari leader che hanno animato la scena politica del 2016. Proprio in questi giorni, uno di questi leader ha proposto sul proprio blog “una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media” nella quale a dei cittadini scelti a sorte verranno “sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali. Se una notizia verrà dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta”. Viene rasentato il ridicolo. Quali strumenti avrà a disposizione il cittadino sorteggiato per verificare la correttezza della notizia? Chi vigilerà invece sulla miriade di notizie false e idola fori che ogni giorno circolano su internet e sui social networks? Il popolo, o meglio la “gente”, naturalmente sarebbe in possesso di una virtù e di numerose qualità – come scrisse anche in un mirabile intervento su queste pagine Claudio Vercelli -, che invece scarseggiano ormai alle élite, le quali invece mirerebbero esclusivamente a raggirarlo.
Ma poi detto alla Raymond Carver “di cosa parliamo quando parliamo di popolo?”, del popolo che nel medioevo assisteva in piazza alle pubbliche esecuzioni, o quello che acclamava il Duce quando parlava da Palazzo Venezia, o che organizzava i pogrom, o che scese in piazza qualche anno fa con i forconi ed è sempre pronto ad organizzare ronde e azioni punitive contro gli stranieri? In realtà il confine è più labile di quanto si pensi, alcuni pensatori come quelli della Scuola di Francoforte sostenevano che le masse, la propria cultura, così come i propri desideri, rispecchiano e siano influenzati il più delle volte da quello di qualche “dominatore”. La dittatura come l’abbiamo sempre pensata potrebbe diventare obsoleta, perché nella società contemporanea anche personaggi con idee poco democratiche possono facilmente arrivare al potere in un sistema considerato democratico. Il popolo allora più che come “entità assoluta” dovrebbe essere ripensato come un qualcosa che comprenda sia la maggioranza che la minoranza, e quindi anche le cosiddette élite. Lo stesso vale per la democrazia, la quale non adempie soltanto la volontà generale del popolo ma inserisce essa in un ben definito apparato giuridico, costituzionale e anche storico-culturale, altrimenti sarebbe meglio definirla con le parole di Alexis de Tocqueville “dittatura della maggioranza”. Quando invece, risponderebbe il giurista e filosofo di origine ebraica Hans Kelsen (1881-1973), la salvaguardia della minoranza è la funzione essenziale delle libertà fondamentali, e quindi della democrazia stessa.
Francesco Moises Bassano
(6 gennaio 2017)