Venezuela, un vicepresidente
che dialoga con Hezbollah
Il vicepresidente di un importante paese del Sud America che intrattiene stretti rapporti con un movimento terrorista islamico. Succede in Venezuela, dove dal quattro gennaio scorso il presidente Nicolas Maduro ha scelto come suo più stretto collaboratore una figura decisamente controversa come quella di Tareck Zaidan El Aissami Maddah.
Già ministro dell’Interno e della Giustizia, il nuovo vicepresidente attira su di sé molti sospetti di cattive frequentazioni.
Fu il Wall Street Journal, nel 2014, a sollevare la questione. L’autorevole testata lo descriveva infatti come uno degli artefici di un “sofisticato network, finanziario e non solo” che si realizza in due tratte: da una parte si favorisce la circolazione di militanti islamici in Venezuela e nei paesi limitrofi, dall’altra fondi illeciti provenienti da Caracas vengono accolti nel lontano Medio Oriente. Ad essere coinvolte, secondo l’inchiesta, una quarantina di società fantasma tra Sud America, Florida e Libano.
Secondo il Center for a Secure Free Society, organizzazione indipendente che da tempo lo segue, il neo vicepresidente avrebbe usato il suo peso politico “per stabilire canali di intelligence e affari finanziari con diversi paesi islamici, tra cui Siria, Libano, Giordania, Iraq e Iran”.
Nel caso in cui Maduro dovesse perdere il referendum promosso da tempo dall’opposizione contro di lui sarebbe proprio il 42enne El Aissami a sostituirlo. “La gioventù, l’esperienza, il coraggio e l’impegno del compagno El Aissami” sono stati elogiati pubblicamente dal successore di Chavez nel corso di una recente riunione governativa.
Certamente non sorride la sempre più sparuta comunità ebraica venezuelana, ormai ridotta a poche migliaia di iscritti.
Molti nuclei familiari hanno lasciato il paese con Chavez, di cui erano note le posizioni di aperta ostilità nei confronti di Israele, e anche sotto Maduro le cose non sono andate meglio.
Adesso, c’è un motivo di preoccupazione in più.
(9 gennaio 2017)