Zygmunt Bauman (1925-2017)
L’eredità del grande pensatore

“Bisogna essere eclettici e curiosi del mondo. E inoltre non bisogna fissarsi su un metodo sociologico, su una disciplina specifica”.
Questo per Wlodek Goldkorn, che molte volte l’ha intervistato per le testate del gruppo L’Espresso, uno degli insegnamenti più importanti che ci arrivano dalla vita, dalle opere e dalla testimonianza di Zygmunt Bauman. I due si sono conosciuti quando Goldkorn aveva 16 anni e Bauman era “un mito vivente, il nemico uno del regime”. La frequentazione è andata avanti nel tempo, fino all’ultimo. Di poche settimane fa l’ultimo incontro, a Firenze. Un’occasione conviviale, ma segnata da una riflessione a tutto tondo sui grandi temi della contemporaneità. “Se vuoi conoscere qualcosa del mondo, leggi Gramsci” il suggerimento del grande sociologo polacco al giornalista, suo connazionale, durante uno dei tanti colloqui di questi anni.
La scomparsa di Bauman lascia un vuoto profondo, difficile da colmare. Una posizione condivisa dagli opinionisti del portale dell’ebraismo italiano www.moked.it.
“Stasera non potremo che iniziare con un suo ricordo. Perché, tra le molti menti illustri che abbiamo perso nei lager, ha rischiato di esserci anche lui” afferma Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Cdec, che stasera sarà tra i protagonisti di un atteso dialogo con il direttore del Museo di Auschwitz Piotr Cywinski al Memoriale della Shoah di Milano. “Ho iniziato a riflettere sulla Shoah proprio grazie a un suo testo, Modernità e Olocausto. Un testo decisivo per la mia formazione, che mi ha permesso di comprendere queste vicenda non più soltanto in termini storici, ma anche in una prospettiva sociologica. Ci ha davvero aperto gli occhi, Bauman, aiutandoci a capire come la macchina dello sterminio sia parte della modernità”.
“L’eredità più significativa che ci arriva da Bauman è la percezione del mutamento come dato strutturale delle società passate, presenti e future” riflette Claudio Vercelli. Ma anche, aggiunge lo storico, la sua capacità di mettere in tensione un parere progressista come quello che ha sempre testimoniato con regimi “a parole progressisti, ma in realtà totalitari”. Una figura quindi rilevante da un punto di vista intellettuale, ma anche civile. Una figura che, afferma Vercelli, è importante anche per il tema della complessità del mutamento, “delle tante identità che possono convivere in un individuo”.
Afferma Anna Foa: “Con Bauman scompare un personaggio grandissimo, che sarebbe limitativo associare esclusivamente alle sue teorie sulla società liquida. È stato infatti un gigante sotto vari punti di vista, a partire da quello etico. Ma anche da un punto di vista storico ha prodotto studi molto significativi sulla Shoah e la sfida della della Memoria”. Per la professoressa, Bauman fa parte di una categoria di protagonisti del nostro tempo “difficilmente riproducibili, anche per la loro capacità di cambiare il mondo e incidere sulla vita di così tante persone”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(10 gennaio 2017)