Roma – Mario, Noemi e Marco
Tre pietre in ricordo dei Segre

20170111_161421Ottava edizione per Memorie d’inciampo, l’appuntamento con l’artista tedesco Gunter Demnig, in Italia per installare i suoi ormai noti stolpersteine. Organizzata a Roma dall’associazione Arteinmemoria, l’iniziativa, che prevede l’apposizione di ventiquattro “sanpietrini della Memoria”, è stata inaugurata ieri di fronte all’Istituto Svedese di Studi Classici, in via Omero: qui trovò infatti rifugio una famiglia di ebrei, Mario Segre, la moglie Noemi Cingoli e il figlio, il piccolo Marco, di appena due anni. In loro ricordo, sul marciapiede di fronte all’Istituto, Demnig ha apposto tre pietre.
“Mario Segre era un archeologo ed epigrafista di grande valore, che lavorò in particolare nel Dodecaneso, e che fu esautorato dall’insegnamento a seguito delle leggi razziste del ’38. Riusciva a tirare avanti grazie a ripetizioni e collaborazioni prestate sotto pseudonimo”, ha spiegato nel corso dell’evento Nathan Badoud, professore di archeologia classica all’Università di Friburgo, conoscitore dell’opera di Segre. “A seguito dell’occupazione tedesca e della razzia del 16 ottobre 1943, Mario Segre riuscì rifugiarsi all’Istituto Svedese con la famiglia, grazie all’amicizia e alla protezione dell’archeologo Erik Sjöqvist, che ne era direttore. E che aiutò in tutti i modi la famiglia, anche quando, a seguito di delazione, la Gestapo effettuò una 20170111_161221perquisizione, durante la quale la moglie di Sjöqvist, Gurli, sola in quel momento, riuscì a nascondere la famiglia nei condotti di ventilazione, minacciando inoltre delle improbabili ritorsioni diplomatiche. Purtroppo, in seguito, i Segre furono comunque catturati. Nell’aprile del 1944, per una banale passeggiata nei dintorni dell’Istituto, furono fermati da una pattuglia di repubblichini. Arrestati e deportati, morirono ad Auschwitz. A nulla valsero le pressioni che in tutti i modi cercò di fare Sjöqvist, anche presso la Chiesa, per ottenerne la liberazione.”
All’iniziativa, patrocinata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dalla Comunità Ebraica di Roma e dall’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania, era presente un folto pubblico di familiari dei Segre, giornalisti e persone interessate. A presentare l’incontro l’animatrice dell’Associazione Adachiara Zevi, che ha introdotto gli interventi istituzionali, tra di essi quello dell’Ambasciatrice di Germania Susanne Marianne Wasum-Rainer, la quale ha sottolineato l’importanza del progetto, volto a ridare un nome e una individualità alle persone che furono deportate e uccise. Presenti anche l’Ambasciatore di Svezia Robert Rydberg, l’attuale direttore dell’Istituto Svedese Kristian Göransson, l’Assessore del II Municipio Lucrezia Colmayer.
Nel corso delle giornata di ieri e di oggi, sono state apposte pietre d’inciampo in diversi quartieri della città, da Trastevere a Ostiense, dal portico d’Ottavia al quartiere Prenestino, in Memoria di ebrei, oppositori politici e altre persone che perirono a causa delle persecuzioni e deportazioni nazifasciste. Oggi, in Via di Porta Pinciana, sono state installate anche le pietre in memoria di Ida Luzzatti ed Elena Segre, madre e sorella di Mario Segre, che furono catturate durante la razzia del 16 ottobre. La prima perse la vita nel corso della deportazione, la seconda morì ad Auschwitz. Un ulteriore tassello per ricostruire la mappa della Memoria della città, e per trasmettere il ricordo di un’intera famiglia ebraica perita nella Shoah.

Marco Di Porto

(12 gennaio 2017)