Isacco Friedmann (1914-2017)
“Mio padre combatteva con l’esercito austriaco. Fu fatto prigioniero a Gorizia e portato in carcere a Genova. Dopo la guerra fu liberato e decise che sarebbe rimasto lì. Io, mia mamma e mio fratello eravamo in un paesino dell’Ucraina, Brody. Ci scrisse e ci disse di vendere il negozio, la carrozza e i cavalli, e di raggiungerlo il prima possibile”.
Così Isacco Friedmann raccontava il suo avventuroso arrivo a Genova dall’Ucraina, poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Un racconto lontano nel tempo eppure ancora lucido, ricco di fascino e sfumature. Lo aveva svelato in tutta la sua complessità in occasione della festa per il centesimo compleanno, avvenuta nel gennaio del 2014. Al suo fianco tutta la Comunità ebraica, che aveva voluto celebrare con Isacco e con i suoi cari l’importante traguardo.
Raccontava ancora Friedmann: “A Genova trovammo tolleranza, accoglienza. Mi ricordo un episodio nel 1921. Uscivamo dalla sinagoga, che allora era in via Mura della Malpaga, e sentii che alcuni genovesi, vedendoci in tanti, dissero: “Deve essere una festa degli ebrei”. E ci vennero incontro per salutarci e darci la mano. Era veramente qualcosa di straordinario per me, ripensando all’Ucraina dove l’antisemitismo si tagliava a fette”.
I funerali di Isacco Friedmann, vera e propria memoria storica della Comunità ebraica genovese, si svolgeranno nella giornata di lunedì.
Sia il suo ricordo di benedizione.
(13 gennaio 2017)