Quale apartheid

francesco-bassanoTra coloro che negli ultimi giorni anche in Italia hanno contestato la sentenza da parte di un tribunale militare israeliano nei confronti del soldato Elor Azaria, condannato per l’uccisione di un terrorista palestinese – strano notare che alcuni tra questi sovente attaccano chi invece specie dalla Diaspora mette bocca sul governo di Israele in altre occasioni –, e coloro che invece hanno rispettato la decisione dei giudici. Amira Hass su Internazionale taglia corto: “Il messaggio che le autorità militari hanno trasmesso ai soldati, non è che non devono uccidere chi non rappresenta una minaccia, ma devono stare attenti a non farsi filmare”. A discapito di questa tesi, tutto ciò che accade nei “territori” è continuamente sotto riflettori e videocamere, anche in confronto ad ogni altro paese al mondo, grazie a numerose associazioni arabe, israeliane o internazionali che documentano oppure “mettono in scena” ogni singolo episodio. Eppure, nonostante non condivida la maggior parte delle opinioni di Amira Hass, trovandola il più delle volte provocatoria e tendenziosa, penso che pure giornalisti di questa stoffa non facciano altro che testimoniare quanto Israele sia nelle proprie radici un paese pluralistico e libero di pensiero, e quanto sia importante che continui ad esserlo. Più che altro, non capisco quanto convenga a personaggi come la Hass abbracciare idee così radicalmente anti-israeliane e filo-palestinesi, lei stessa non ha mai condannato il BDS e più volte ha definito Israele un paese dove vige l’Apartheid, ma poi contemporaneamente nel 2014 fu invitata ad andarsene da una conferenza organizzata dalla Birzeit University di Ramallah, perché un regolamento interno vietava la presenza di ebrei israeliani. Di quale Apartheid si parla?

Francesco Moises Bassano

(13 gennaio 2017)