La luna
Un venerdì sera Rabbì Kalonimos Klemish Shapira tornò dal Beit ha-midrash, la casa di studio, colmo di tristezza. Perché era triste? Egli aveva avvertito che, intorno alla tavola imbandita dello Shabbat, le parole che aveva rivolto a quelli che erano riuniti intorno a lui non avevano avuto alcuna influenza: la tristezza che l’aveva assalito gli impediva di dormire.
Mentre pensieri angosciosi lo tormentavano, continuava a camminare su e giù nella stanza buia, pensando a quale fosse il senso della sua fatica.
A un tratto si avvicinò alla finestra, la aprì e guardò verso l’esterno: le stelle illuminavano il cielo numerose, la notte era limpida e luminosa, il silenzio della notte era immenso e la luna passeggiava percorrendo il suo eterno sentiero.
Rabbi Kalonimos guardò nel buio della notte, stese le sue mani verso il cielo e disse: Questa luna che inonda il mondo con la sua luce si chiede forse :”Per chi dò la luce?” lei svolge il compito che ha avuto in carico. Ma certamente in qualche luogo ci sono uomini che godono della sua luce. Così anche io, uomo, perché mi devo domandare per chi io mi affatico: come questa luna , anche l’uomo deve fare la sua parte, pronunciare quelle parole che purificheranno l’aria inquinata del mondo: verrà un giorno in cui altri uomini – prima pochi e poi sempre più numerosi – godranno e verranno purificati da queste parole.”
All’improvviso scese su di lui una gran gioia e si addormentò
Chazak ai Maestri che con le loro parole riescono talvolta ad illuminare i percorsi.
Sira Fatucci
(18 gennaio 2017)