…Shoah

Una delle critiche spesso sollevate nei confronti del discorso comunitario corrente è l’eccesso di memoria della Shoah. È una critica sollevata dall’esterno da ambienti e da persone che non hanno imparato nulla e che anzi vorrebbero dimenticare, minimizzare o cancellare ogni segno di ciò che è avvenuto. La Memoria per alcuni è come una palla al piede sul radioso cammino verso il futuro. All’interno della stessa comunità ebraica crea a volte un senso di saturazione l’alternarsi incalzante del 27 gennaio, Giorno internazionale della Memoria; del 10 di Tevet, giorno del Kaddish per le persone la cui sepoltura è ignota; del giorno della Shoah che in Israele in primavera precede di una settimana Yom Ha’atzmaut, il Giorno dell’Indipendenza; e del 16 ottobre che è diventato il giorno della memoria degli ebrei italiani. Il Giorno Internazionale della Memoria è un’occasione per esprimersi da parte di chi non è ebreo. In questa giornata il compito della compagine ebraica dovrebbe essere quello di non fare nulla, solo ascoltare pazientemente in silenzioso raccoglimento. Ma da parte ebraica, tuttavia, non dimentichiamo che in Italia la Shoah ha distrutto gran parte delle comunità e in particolare le sue elites culturali, accademiche, professionali e rabbiniche. Ciò è avvenuto attraverso l’uccisione di migliaia, l’abiura di altre migliaia, e l’emigrazione all’estero di molte altre migliaia. Ricordiamoci che quello che esiste oggi è un ebraismo italiano che la Shoah ha impoverito irreversibilmente.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(26 gennaio 2017)