Verona – “Vigili contro ogni odio”
“La memoria della Shoah deve essere tenuta viva perché ci aiuti a non ripetere gli stessi errori del passato e se un denominatore comune esiste nei genocidi, nei massacri, negli atti di terrorismo, tale denominatore è quasi sempre il razzismo, la xenofobia, l’integralismo religioso ed ideologico”.
A sottolinearlo il presidente della Comunità ebraica veronese Bruno Carmi nel suo intervento di chiusura del Giorno della Memoria al cimitero ebraico cittadino.
Una giornata, a Verona come nel resto d’Italia, che è stata segnata da numerose iniziative con le scuole, da cerimonie istituzionali, da presentazioni di progetti.
Particolarmente attiva l’Associazione Figli della Shoah, che anche quest’anno ha portato in Piazza Bra il Carro della Memoria.
In occasione della cerimonia al cimitero, presente tra gli altri il sopravvissuto Gilberto Salmoni e diversi rappresentanti delle istituzioni, due ragazzi della scuola media dedicata a Rita Rosani hanno letto pezzi di Etty Hillesum, mentre il rav Yosef Labi ha recitato preghiere e letto i nomi dei deportati.
Di seguito l’intervento del presidente Carmi
Oggi, ricordando l’arrivo delle truppe di liberazione sovietiche al campo di Auschwitz in Polonia il 27 gennaio 1945, ricordiamo quel terribile tentativo di genocidio messo in atto da parte dei nazisti e dei loro collaboratori fascisti in tanti paesi d’Europa. Ricordiamo quello che è stato solo il più recente progetto di sterminarci come Popolo.
Così come negli altri paesi europei, anche in Italia il 20 luglio 2000 è stata introdotta con una legge dello Stato la celebrazione di questa giornata, ma non vogliamo che quello della memoria sia un obbligo. Semmai vorremmo che fosse vissuto come un dovere civico, un invito a pensare e non solo oggi, a studiare e a ricordare quello che successe poco più di settanta anni fa nel cuore della moderna e civile Europa. Dovremmo ricordarcene sempre e trasmetterlo con la stessa intensità con la quale lo sentiamo oggi a chi verrà dopo di noi.
Noi ebrei abbiamo interiorizzato tale obbligo civile e proprio per questo siamo spesso in prima fila a denunciare i germi di altri possibili crimini contro l’Umanità.
Lo abbiamo fatto con il genocidio armeno.
E ancora, la comunità ebraica è stata attiva negli aiuti durante l’assedio di Serajevo.
E meno di un mese fa su sollecitazione della comunità araba-israeliana, abbiamo protestato con forza per quello che stava accadendo alla popolazione civile di Aleppo.
La memoria della Shoah deve essere tenuta viva proprio perché ci aiuti a non ripetere gli stessi errori del passato e se un denominatore comune esiste nei genocidi, nei massacri, negli atti di terrorismo, tale denominatore è quasi sempre il razzismo, la xenofobia, l’integralismo religioso ed ideologico.
Provate ad immedesimarvi anche solo per pochi minuti in quei momenti, in quelle persone. Pensate all’enormità di quei numeri, un’enormità le vittime e altrettanto grande il numero dei persecutori e degli assassini.
Purtroppo non è successo allora perché non succedesse mai più. È successo per il desiderio malato di un regime totalitario di voler dominare su tutti e di voler forgiare uomini ritenuti superiori in base a idee e teorie che purtroppo non sono mai scomparse. Dobbiamo ricordare perché può servirci ad accorgerci prima di quello che sta succedendo, non perché siamo ebrei, zingari, italiani, musulmani, cristiani ma solo perché siamo persone, siamo donne, uomini, vecchi e bambini che vogliono vivere in un mondo libero dove le diverse culture possano esprimersi nel rispetto le une delle altre e insieme, tutti insieme, possiamo riuscire a convivere in pace .
Ricordate che questo è stato e non dimenticate che potrebbe succedere di nuovo e tocca a noi, ad ognuno di noi, ogni giorno lavorare, vivere, vigilare ed agire per vincere questa battaglia di sopravvivenza.
Bruno Carmi, presidente Comunità ebraica di Verona
(29 gennaio 2017)