Qui Gerusalemme – Le nuove generazioni in campo per la Memoria

yadvashem“Come coniugare identità e complessità? Verità e pluralismo? Come tutelare le prime senza negare le seconde? La chiave è il concetto di responsabilità. Nostra, vostra, di quelli che ci hanno preceduto e che verranno dopo di noi”. Così l’ambasciatore d’Italia in Israele Francesco Maria Talò è intervenuto all’incontro organizzato a Yad Vashem a Gerusalemme dall’Ambasciata italiana in occasione del Giorno della Memoria, in collaborazione con la Hevrat Yehudei Italia be-Israel, punto di riferimento degli italiani di Israele, del suo braccio giovanile Giovane Kehillà, e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Un momento di silenzio e raccoglimento quello in cui, nella Tenda della Rimembranza, è stata ravvivata la fiamma perenne che ricorda la vittime della Shoah, in onore delle quali il presidente della Hevrah Sergio Della Pergola, ha recitato la preghiera ebraica del kaddish. A cui è poi seguito un momento di parole e di confronto, per trasmettere memorie e conoscenze. Introdotto dall’addetto culturale dell’ambasciata Elena Loewenthal, l’evento ha visto gli interventi, oltre che dell’ambasciatore, del direttore della Stampa Maurizio Molinari e di Yael Orvieto della Yad Vashem Publishing House. Protagonisti sono stati però un gruppo di ragazzi che hanno portato sul palco la propria esperienza di testimoni di Terza generazione, condividendo con il pubblico storie di famiglia, frammenti di poesie o scritti di sopravvissuti, riflessioni personali (a coordinare il progetto, il presidente di Giovane Kehillà e consigliere della Hevrah Michael Sierra). L’incontro è stato seguito anche da un gruppo di liceali romani e ragazzi dell’Unione giovani ebrei d’Italia in una diretta organizzata dall’associazione Progetto Dreyfus. Così l’incontro, intitolato “Shoah e Tkumah” (parola che in ebraico significa ‘rinascita’, ‘ritorno alla vita’) ha voluto offrire un segnale di speranza a chi domanda quale possa essere la via della Memoria negli anni in cui i sopravvissuti, i testimoni diretti, lentamente non possono più trasmettere di persona le proprie esperienze: responsabilità, conoscenza, rifiuto netto dell’antisemitismo e dell’antisionismo, impegno civile. Di generazione in generazione.

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