Canada, l’attacco alla moschea
Sei persone sono state uccise e altre otto sono rimaste ferite in una moschea di Quebec City quando alcuni uomini hanno aperto il fuoco su decine di fedeli riuniti per la preghiera della sera. Un’azione che il primo ministro canadese Justin Trudeau ha definito “un attacco terroristico contro i musulmani”. La polizia, che indaga per terrorismo, ha reso noto che due persone sono state arrestate e che nulla porta a ritenere che ve ne siano altre in fuga (Repubblica).
Stati Uniti, proteste contro Trump. L’ordine esecutivo firmato venerdì sera dal presidente Usa Donald Trump, che ha sbarrato le porte ai rifugiati e ai cittadini di sette grandi Paesi musulmani, è stato fortemente contestato e messo in dubbio da ricorsi e sentenze di giudici locali. Il giudice federale di Brooklyn Ann Donnelly, raccontano Repubblica e La Stampa, ha ordinato alle autorità di non dare seguito al provvedimento presidenziale per i cittadini con i documenti in regola provenienti dai Paesi mediorientali e africani banditi. Sentenze simili sono stata emesse in tutta l’America, mentre 15 procuratori di 16 Stati hanno definito il bando “illegale e antiamericano” auspicandone il ritiro.
Sinagoga apre le porte alla famiglia siriana. Su Repubblica alcuni racconti di chi ha subito gli effetti del provvedimento Trump, da una donna originaria del Sudan, dottoranda in antropologia a Standford, detenuta per diverse ore dalla polizia alla famiglia siriana accolta da una comunità ebraica dell’Illinois. “Gli uomini e le donne della sinagoga Al Shalom di Glencoe, – scrive Repubblica – che con l’aiuto dell’agenzia RefugeeOne, ha fatto da sponsor alla famiglia occupandosi di trovarle un posto dove vivere e raccogliendo attraverso una colletta 60mila dollari per aiutarla nei primi tempi. ‘Lo abbiamo fatto pensando ai nostri nonni, ai nostri bisnonni, che sfuggiti all’Olocausto trovada Istanbul rono rifugio in America’, ha raccontato il rabbino della comunità Steven Stark Lowenstein al New York Times”.
L’illusione dell’uomo forte. “Il politico ‘forte’ piace agli elettori che amano vedere un premier che chiama i potenti capi delle imprese, fa la voce grossa, li minaccia e poi li costringe ad accettare le sue richieste. Per questo – spiega sul Corriere della Sera di oggi l’economista Roger Abravanel – Trump e Putin sono oggi osannati dai politici di ogni colore, tra cui Beppe Grillo. Non bisogna stupirsi che ciò avvenga. La gente comune che legge che metà della ricchezza è detenuta dall’1% della popolazione e che le banche sono salvate senza che nessun banchiere o grande debitore paghi, ha la chiara sensazione che le elité politico-finanziarie si sono messe d’accordo per proteggersi a vicenda e arricchirsi ancora di più a danno dei cittadini”. “Ma nessuno spiega perché i deals del politico ‘forte’ sono una grande bufala. – sottolinea l’economista- Lo sono innanzitutto perché gli accordi tra un’impresa e uno Stato, quando lo Stato è quello di un Paese grande, fanno notizia ma sono poca cosa per l’economia. Bill Clinton ha creato 21 milioni di posti di lavoro e Barack Obama 15. Lo strombazzato accordo tra il neoeletto Trump e la Carrier ne ha salvati 300. Per fare lo stesso ritmo di creazione di posti di lavoro, servirebbero 15 accordi così al giorno, sabati e domeniche compresi”.
Milano, il Memoriale della Shoah luogo sempre più centrale per la città. Ieri al Memoriale si è tenuta l’ormai tradizionale appuntamento per ricordare la deportazione degli ebrei da Milano, tra cui quella di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz. Un incontro organizzato con la Comunità di Sant’Egidio alla presenza del presidente Andrea Riccardi, in cui Segre e il presidente del Memoriale hanno ricordato il contributo per la costruzione della struttura in memoria della Shoah da parte dell’imprenditore Bernardo Caprotti. Per l’occasione è intervenuto anche il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, come riportano il Corriere Milano e il Giorno, che ha messo in guardia dalla riemersione dell’antisemitismo “che spesso si traveste con nobili motivi” e sollecita ciascuno a smascherarlo “perché anche quando sembra nobile è ignobile”. I due giornali ricordano anche l’iniziativa promossa da Gariwo e dalla consigliera comunale del Pd Sumaya Abdel Qader al Giardino dei Giusti con la presenza di alcune associazioni di giovani musulmani. “Un grande segnale morale di pace e di convivenza nel nostro Paese”, le parole del presidente di Gariwo Gabriele Nissim.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(30 gennaio 2017)