Canada, chi era l’attentatore
Xenofobo e misogino, così i quotidiani descrivono Alexander Bissonnette, l’attentatore che ha attaccato la moschea di Sainte-Foy, a Québec City, uccidendo sei persone. Secondo il Corriere, l’uomo in un primo interrogatorio ha ammesso di essere contro i musulmani. “Alcuni – prosegue il giornale – sostengono che si è radicalizzato, nel 2016, dopo la visita nella regione di Marine Le Pen, la leader del Fronte nazionale francese. Altri sminuiscono l’impegno politico. Particolare da verificare. Alexandre, però, non ha mai nascosto il suo sostegno per idee razziste o comunque anti stranieri. Seguiva la propaganda di Generation Nationale, movimento che si batte contro il multiculturalismo. Inoltre avrebbe preso di mira la pagina web di un’associazione che aiuta i rifugiati. Un disturbatore della Rete pronto a intavolare discussioni con i colleghi di università e che ha più volte espresso giudizi offensivi verso le donne. Le chiamava le ‘femminaziste’”. E secondo Repubblica, potenziale obiettivo dell’attentatore anche nella moschea erano proprio le donne: “Una volta entrato in moschea, si sarebbe infatti diretto inizialmente al secondo piano, la zona della preghiera femminile che però a quell’ora era vuota. Soltanto allora era ridisceso al primo piano e aperto il fuoco sugli uomini in preghiera”.
I giovani romani scelgono l’ultradestra. Secondo i servizi di intelligence italiani a Roma sempre più giovani, soprattutto legati ai ceto meno abbienti, sono entrati negli ultimi anni nel circuito dell’ultra destra della Capitale. “Formazioni – racconta Repubblica Roma – che riescono a reclutare e a ingrossare le fila attraverso social network e fuori dalle scuole. E al grido di “fuori gli stranieri dall’Italia” o “i nostri diritti uber alles” ad attirare nelle sezioni e nelle loro sedi tantissimi seguaci”. Il successo di questo proselitismo nero, spiegano gli 007 italiani all’interno di un documento ottenuto da Repubblica, risiede in particolare nella questione accoglienza dei migranti: “l’aumento e la presenza di centri di accoglienza per cittadini extracomunitari – spiegano dall’Intelligence – ha fornito favorevole occasione alla formazione di aree di destra per inscenare preordinate iniziative di protesta anche a carattere simbolico o per inserirsi strumentalmente nelle manifestazioni di piazza organizzate dalle comunità di residenti e innalzare il livello di conflittualità”.
Francia, l’ipocrisia del processo a Bensoussan. “Come ha detto un sociologo algerino, Smaïn Laacher, nelle famiglie arabe in Francia l’antisemitismo viene trasmesso con il latte materno”. Questa la frase incriminata e costata allo storico francese Georges Bensoussan un processo per istigazione all’odio razziale iniziato lo scorso 25 gennaio. Come racconta il Foglio infatti, Bensoussan deve difendersi in tribunale dalle accuse mosse da alcune associazioni antirazziste per quelle parole pronunciate in una trasmissione radiofonica francese e legate al contesto sociale che si è venuto a creare al di là delle Alpi. “Non ho inventato Mohammed Merah”, ha affermato in aula Bensoussan, ricordando il nome del terrorista islamista responsabile della strage alla scuola ebraica di Tolosa. “Non ho inventato i fratelli Kouachi”. “Le associazioni antirazziste non sono più in lotta contro il razzismo, il loro obiettivo è vietare il pensiero, sottrarre la realtà alle critiche”, la denuncia del noto intellettuale Alain Finkielkraut.
Cosa vuol dire allenare l’Hapoel Gerusalemme. Ampia intervista su Repubblica all’attuale allenatore dell’Hapoel Gerusalemme Simone Pianigiani. “Avevo voglia di lavorare in una realtà in crescita, in un progetto dove non ti chiedono di vincere una partita ma di impostare un percorso. – racconta Pianigiani spiegando la scelta di andare in Israele – A Gerusalemme abbiamo tutto, un’arena nuova che non ha nulla da invidiare a quelle Nba, 7000 abbonati, una continua energia a spingerti”. E parlando della Capitale, la definisce “una città speciale per quello che rappresenta, una società dove convivono tradizione e passato con una grande modernità. Sei immerso ogni giorno in qualcosa di molto stimolante da tutti i punti di vista”.
L’ambasciatore Usa in Italia. Sarà, come già ricordato in precedenza, Lewes Michael Eisenberg a guidare la rappresentanza diplomatica americana in Italia. Non è ancora arrivata l’ufficialità, come spiega il Messaggero, perché si attende la conferma della nomina di Eisenberg – già tesoriere del Partito repubblicano e soprattutto, dal 1995 al dicembre 2001, capo della Port Authority di New York e del New Jersey che amministrava le Torri Gemelle – da parte del Congresso Usa.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(1 febbraio 2017)